“Ma tu, lo sai almeno cos’è uno stupro?” – X di Valentina Mira

Recensione a cura di: Annamaria Nuzzo

Co-editor e Supervisor: Antonino La Tona

Stupro. Già la parola è sgradevole, sembra un invito a non pronunciarla: s-t-u-p-r-o. Ha un suono forte, forse troppo – sa di lacerazione. E poi c’è quel tu in mezzo, s-tu-pro; quel tu che sembra un dito puntato e non si capisce mai se, mentre la dici, la stai puntando addosso a un altro o a te stessa, accendendo un riflettore che non volevi, che nessuna vorrebbe mai.”

L’esordio letterario di Valentina Mira è un racconto dirompente, intenso, crudo e sincero della violenza sessuale, quale tabù millenario – “una cosa che non si dice”, una x cucita sulla bocca – e quale stigma – un marchio indelebile di vergogna e discredito, un dito puntato addosso, una dimensione di sofferenza aggiuntiva all’esperienza di violenza in sé.

Non è semplicemente un romanzo dal taglio autobiografico, che Valentina Mira delinea nella forma di lettere intime a suo fratello, ma un atto di testimonianza fondamentale. È il tentativo di riportare alla memoria il rimosso, dissotterrare il segreto taciuto per dieci lunghi anni, trovare l’incognita – la X –, attorno a cui ruota l’intero libro, la croce centrale, da cui partire per risolvere quel cubo di Rubik che Valentina sente di aver dentro, nella forma di un cuore sbeccato, con qualche tesserina mancante. Una X che Valentina deciderà di tatuarsi sull’anulare, dove un piccolo neo, che condivideva con il fratello, era già presente. Una piccola X a sugellare un patto indissolubile con il proprio corpo, silenziosamente ferito, in una notte d’estate di dieci anni prima, una piccola X a testimonianza della violenza subita e, soprattutto, della possibilità di opporsi a questa violenza, dicendo “no”.

Dotata di una voce chiara, feroce e disarmante, Valentina Mira possiede la capacità di trasmettere al lettore la sua presenza – per quanto doloroso sia immedesimarsi nei panni di chi, come lei, è stata messa bruscamente all’angolo, costretta a tacere: “Per me è stata la vittoria del silenzio sul rumore, ma soprattutto del nulla sul tutto E il nulla è difficile e forse noioso da spiegare.”

Secondo quanto riportato nella Convenzione di Istanbul, la violenza sessuale è un atto privo di consenso: se una persona è incapace di esplicitarlo e rinnovarlo, perché incosciente, in stato alterato e vulnerabile, sotto minaccia o ricatto, allora siamo di fronte ad un abuso sessuale.

In X, quel consenso era stato chiaramente negato – “no, non mi va e sono anche ubriaca” – ma le parole di Valentina ignorate biecamente.

Così, è andato in scena un abuso a porte chiuse, ben lontano dall’erroneo immaginario collettivo dell’Uomo Nero, uno sconosciuto incappucciato e mal intenzionato che, di notte, viene fuori da una siepe per aggredirci, in un luogo definibile come pericoloso. Infatti, dati Istat rivelano come le forme più gravi di violenza, lo stupro in primis, siano in realtà perpetrate da partner (62,7%), amici (9,4%), e parenti (3,6%), persone apparentemente “normali” che appartengono alla propria cerchia ristretta di affetti.

In conclusione, X è una cronaca intensa, cruda e amaramente sincera su ciò che Valentina stessa, nel corso di un’intervista, definisce “un atto di guerra, di potere e sopraffazione” nei confronti delle donne: lo stupro, perpetrato da un conoscente, che potremmo definire un ragazzo “normale”, in un quartiere “normale” di un paese “normale”.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Mira, V. (2021). X. Fandango Libri

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza