Costruirsi come coppia nell’unione

L’ unione di due individualità porta alla creazione di una coppia unica ed irripetibile; in essa, si possono notare alcune peculiarità legate a un certo livello di consapevolezza, che può rimanere tale ma anche variare, in diverse fasi ed in modo differente nei partner, portando la stessa coppia, o le eventuali relazioni sucessive, alla rottura, alla ripetizione continua di copioni emotivi, oppure alla comprensione reciproca per poter evolvere insieme in una felicità co-costruita e costantemente curata.

Coppie nel Bisogno

In questi casi, molto comuni, la persona ha bisogno del partner in quanto strumento per nutrire i propri bisogni primari, come sicurezza, protezione e stabilità, che probabilmente non sono stati adeguatamente soddisfatti in passato, oppure in relazioni precedenti o attuali.
Ad esempio, convivere, sposarsi ed avere figli, più che un progetto condiviso, è, in queste dinamiche, un obiettivo atto a colmare questi bisogni personali dei quali si spesso è inconsapevoli. Si tratta di coppie che possono durare anche per sempre, a meno che uno dei due ad un certo punto non faccia un salto di consapevolezza, rendendosi conto di poter percorrere una diversa alternativa di vita; oppure, la persona vede con occhi nuovi la situazione nella quale si trova imprigionato e si stanca di venire trattato come un mezzo dall’altro.
In questi casi, la rottura è netta, come nelle delle separazioni e nei divorzi. Purtroppo, può accadere, come riscontrabile attualmente, ben oltre l’inizio della creazione di una famiglia, coinvolgendo inevitabilmente anche gli eventuali figli.

Coppie nel Desiderio

Animati dall’attrazione, si sta con l’altro perché piace ed è come vogliamo; rientra perfettamente nei propri piani, ideali, aspettative e proiezioni (ad esempio, il mito del principe azzurro). Ma quando il partner inizia a fare quello che non ci piace non va più bene, e viceversa.
Così, devo costantemente cercare di piacergli al massimo, e quindi inizio a reprimere certi miei tipici modi di essere perché capisco che all’altro non vanno bene. Si instaura così una dinamica in cui si cerca di compiacere: devo diventare indispensabile al mio compagno, e, spesso, alle altre persone in generale, in modo che dipendano da me e mi stiano vicine, perché ho il terrore di essere abbandonato e rifiutato; non penso assolutamente di essere amato per quello che sono, ma solo se sono bravo e se faccio quello che agli altri piace.
Queste coppie sono tormentate: presto o tardi, si convincono che la storia non vada bene, si destreggiano in vari e drammatici tira e molla, prove, percorsi di coppia o individuali. Spesso, chi ha sollevato la questione e decide di porre fine alla relazione, si reca da un terapeuta e ipotizza che qualcosa non vada in sé perché non riesce ad avere una relazione stabile, ma solo una serie di copioni analoghi, mai risolti, sebbene i partner siano stati molteplici. E’ molto complesso ed impegnativo giungere a capire che il partner in queste coppie è il miglior terapeuta, in quanto ci mette nella condizione dell’irrisolto e riapre la ferita che rivela qualcosa su noi stessi, se solo siamo pronti a vederla e superare insieme ciò che essa provoca.

Quando entrambi, anziché mollare, persistono (senza insistere, ma pazientemente e con perseveranza), capiscono che la relazione è uno specchio, e che, ad esempio, un atteggiamento dell’altro che fa innervosire riflette qualcosa di profondamente soggettivo. Così, molte volte, basta porre l’accento su di sé, senza accusare il compagno, anche solo iniziando la frase con “io” come soggetto, per spiegare come un suo atteggiamento ci faccia sentire: in questo modo il partner non percepisce una scomoda proiezione, né un giudizio accusatorio, ma, anzi, è più predisposto a comprendere le sensazioni dell’altra persona, ed è più probabile che se ne incuriosisca anziché alzare un muro di silenzio o innescare discussioni, che non portano certo alla risoluzione dei conflitti che continuano a perpetuarsi.
Così, si comprende che si innamora per guarire ed il compagno diventa il proprio terapeuta.
Talvolta, però, nonostante e soprattutto dopo aver capito questo, la storia può diventare pesante ed ingestibile, perché, consapevolmente o meno, creeremo dinamiche di tensione e conflitto da dover costantemente risolvere insieme, affidando al compagno un compito ed una responsabilità che non vuole e non dovrebbe assumersi, in quanto la propria serenità ha un’origine profondamente soggettiva.

Coppie nell’Unione

Ma, quindi, è possibile evolvere in una coppia felice, che sta bene?

In questa alternativa si sta insieme certamente per soddisfare esigenze e per il desiderio, ma, soprattutto, si crea qualcosa.
I compagni divengono artefici di una realtà comune, un progetto di anime, che può essere anche estrinsecato in qualche progetto pratico (che non si limita o può anche non avere nulla a che fare con convivenza, matrimonio, famiglia).
L’altro è quella persona che più di tutte permette alla mia anima di esprimersi: quando gli sono vicino sono più libero e brillante; i miei talenti e caratteristiche uniche emergono più di prima.
L’ amore, quindi, non è sofferenza, come romanzi, media e social vogliono farci credere, ma fonte di espressione massima di noi; è quella forza al di là di noi, che ci fa fiorire, aprire, fluire ed emergere al massimo.
Le coppie nell’unione riescono a fare questo; cosruiscono una via per l’individuazione, un matrimonio di anime, in cui l’anima, citando Socrate, come il giardino, “va fatta”, nel senso che va coltivata e richede attenzione.

Bibliografia: Erica Francesca Poli, Anatomia della Coppia