QUANDO LA VITA “VIRTUALE” PRENDE IL SOPRAVVENTO

Quando parliamo di dipendenze ci salta subito alla mente la sostanza che genera dipendenza. In realtà esistono anche dipendenze “senza sostanza” che non sono meno pericolose di quelle tradizionali. Certo la dipendenza da sostanze, caratterizzata dall’assunzione reiterata ed incontrollata di sostanze psicotrope, spesso illegali, da parte di un soggetto che stravolge la propria vita e quella di chi gli sta accanto è qualcosa che preoccupa e va ad agire sulla vita di diverse famiglie.

Negli ultimi anni il concetto di “dipendenza” si è molto ampliato coinvolgendo altre forme e modalità di adesione da parte dei giovani, soprattutto adolescenti. Sono nate nuove caratteristiche di dipendenza psicologica legate a comportamenti irrefrenabili, ripetitivi e spesso stereotipati che rappresentano una precisa volontà del soggetto di alienarsi dalla società e da chi ha intorno.
L’attenzione dell’individuo viene concentrata su desideri e pensieri che lo distraggono dagli obblighi scolastici, lavorativi, affettivi, sociali. Si tratta di “dipendenze senza sostanza”: quelle dal gioco d’azzardo, da internet (social network, pornografia on-line, video gaming on line), da videogames e o mezzi di comunicazione come chat, SMS, e-mail. I sintomi psicofisici rilevabili sono simili alle dipendenze da sostanze infatti le strutture neuroanatomiche coinvolte sono le stesse, ma risultano più difficilmente riconoscibili e non per questo meno subdole o meno pericolose.

Sia nei casi di dipendenza da sostanze che in altri tipi di dipendenze possiamo ritrovare un elevato bisogno di aumentare tempi e dosi per avere lo stesso effetto, così come sono riconoscibili in modo simile i sintomi dell’astinenza, ed un desiderio irresistibile di dedicarsi a quell’attività (Carving), la cui impossibilità genera grave sofferenza.
Il fenomeno è in continua crescita a livello mondiale ed in Italia il 50% degli adolescenti non riesce a non andare su Internet tutti giorni. I motivi sono spesso legati alla necessità di controllo (e-mail, chat, profilo Facebook) in un’ottica di sentirsi importanti, cercati, online, ma anche dovuti alla necessità di non pensare e sentirsi meglio. Molti ragazzi oggi riportano di sentirsi nervosi, irrequieti se non accedono alla rete e pur volendo smettere o ridurre l’uso di Internet affermano di non esserci riusciti.

A ciò vanno aggiunti i circa 800.000 giocatori dipendenti dal gioco d’azzardo patologico (rilevati perché in cura presso strutture psichiatriche/psicologiche). Ed anche in questo caso, i più vulnerabili sono gli adolescenti, infatti neurologicamente le regioni cerebrali dell’autocontrollo si sviluppano successivamente a quelle delle funzioni primarie (sessuali, sensoriali e motorie).
Raggiungendo le prime la loro maturazione solo intorno ai 20 anni, appare chiaro quanto e come i giovani si sentano spinti a soddisfare questi bisogni legati a piacere, in modo compulsivo ed immediato senza sentire il freno dell’autocontrollo. È necessario proprio in questa fase l’intervento dei genitori al fine di instillare nei ragazzi questo senso di crescita e di maturità che a loro manca. Il rapporto da sviluppare e portare avanti con i figli non deve essere autoritario ma autorevole. Non è funzionale neanche sostituirsi a loro nelle prese di responsabilità; bisogna piuttosto favorire in loro la maturità e l’autonomia attraverso il confronto e non le imposizioni, attraverso il dialogo e l’ascolto.

Bisogna osservare i figli e capire cosa stia succedendo, rilevare sintomi legati all’abuso di videogiochi e tutto ciò che è digitale, come il fatto di preferire solo ed esclusivamente attività “tecnologiche” trascurando tutte le altre attività (ludiche o scolastiche), valutare l’impatto della vita sociale reale sul ragazzo (se ha amici, amiche, se ha approcci con l’altro sesso), se è irascibile quando non riesce a giocare o non hai internet a disposizione, se spende soldi in maniera compulsiva per acquistare sempre e solo videogiochi. Vanno valutati inoltre anche altri fattori, ad esempio l’alterazione delle abitudini legate all’alimentazione, all’igiene personale, una ridotta capacità attentiva, anche quando parla con i genitori.
Ed infine particolare attenzione va prestata al rendimento scolastico: problemi scolastici ed alterazioni dell’umore devono portare i genitori a porsi delle domande, anche quando un bambino, un adolescente sembra tranquillo. L’idea di fondo è che a quest’età i ragazzi dovrebbero essere stimolati dal rapporto con gli altri, dalla continua ricerca di amici e dal confronto con essi. Se tendono a stare ore davanti allo schermo di un pc, di una consolle, di uno smartphone, molto probabilmente c’è qualcosa che non va e ciò che si vede dall’esterno è solo una “calma apparente”.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta