La verità sulla verità non è la verità ovvero la storia del rospo delle canne

Un anteprima dal libro dello psicoterapeuta Francesco Zurlo

Francesco Zurlo psicologo psicoterapeuta coach
Francesco Zurlo psicologo psicoterapeuta coach

Nulla esiste che sia sempre vero, o sempre falso, o sempre giusto, o sempre buono, o dannoso, o errato. Errante è ciò gli uomini amano chiamare: verità. E che ricercano. Essa è sinuosa e flessibile. Per avvicinarla, anche le idee devono essere erranti, sinuose e flessibili.

I criteri di definizione e valutazione della verità (cioè: delle nostre idee) debbono dipendere dal tempo e dal contesto e non possono mai, mai, mai, essere separati da noi stessi.

La verità non è mai tale, appunto, perché ha sempre un portatore dal quale non riesce a slegarsi. E, in questo senso, forse potremmo dire davvero che l’uomo è il portatore della verità?

Per intendere il senso di quanto detto anticiperò adesso un passo del mio nuovo libro, ancora (e chissà per quanto) inedito, nel quale rifletto su questi temi.

« Quando noi dimentichiamo, o non consideriamo, la fondamentale variabile del contesto e del tempo e rinunciamo a sentire la complessità cibernetica del sistema, finiamo con il ritenere che sia una ottima idea introdurvi il cosiddetto rospo delle canne (la Rhinella Marina) e lo introdurremo in Costa Rica, in Australia, alle Fiji, nelle Filippine, in Giappone, alle Hawaii, in Papa Nuova Guinea prima di accettare che quel rospo non nutre interesse per i parassiti che noi ci aspettavamo avrebbe mangiato e che forse la funzione migliore svolta dal rospo – oltre a permetterci di avere un campo di gioco per il nostro pensiero – è stata quella di fornire agli uomini bufotossina sufficiente per vari scopi (come avvelenare le frecce, rallentare il battito del cuore o raggiungere interessanti stati alterati di coscienza). Alla fine aggiungeremo il rospo nella classifica delle specie aliene più pericolose, continuando ad attribuire al povero rospo facoltà che il povero animale non possiede.

Poiché non conosciamo completamente, né possiamo conoscere completamente la varietà del sistema dinamico (al quale partecipiamo) in ogni istante, avviene che in futuro dobbiamo risolvere i problemi che derivano da quelle che in passato reputavamo essere soluzioni e sulle quali – spesso – ci irrigidiamo.

[…]

Dimenticando il contesto, infatti, dimentichiamo anche il tempo. Parafrasando un componimento poetico Giapponese: Prima tagliamo il ciliegio, poi giunge la primavera. Dove si poserà, allora, l’usignolo?

Quando poi cerchiamo di sistemare le cose che abbiamo pasticciato, come se potessimo tornare indietro nel tempo, ci accorgiamo di quanto poco sia il controllo che l’uomo vanta di avere sulle cose che avvengono. »

Ma non preoccupatevi: “L’uomo troverà sempre le soluzioni ai problemi, che le soluzioni ai problemi dell’uomo hanno generato.”

Il simbolo della Psicolüogia
​Il simbolo della Psicolüogia. La Ψ, intersecata con la U di λύω (LUO, in greco: Liberare, risolvere, sciogliere) sormontata dalla dieresi. Il termine è stato introdotto da Francesco Zurlo per descrivere il suo originale modo di lavorare
Francesco Zurlo psicologo psicoterapeuta, consulente
Francesco Zurlo psicologo psicoterapeuta, autore