VITTIME O ARTEFICI DEL PROPRIO DESTINO?

Ti sei mai chiesto se sei artefice del tuo destino o solo un’impotente pedina alla sua mercè? Abbiamo davvero  responsabilità sui fatti della nostra vita o sono presenti forze maggiori che li impongono prepotentemente? Oppure ancora, quel che accade potrebbe essere l’esito della legge causa – effetto  secondo cui i fenomeni non possiedono precise finalità?

Se stai leggendo questo articolo sicuramente almeno una volta è capitato di interrogarti su tale tema esistenziale.

Secondo Hillman, non sono i cromosomi, né la famiglia o la società a plasmare l’individuo incanalandolo entro determinati binari ma sarebbe stato già tutto deciso prima della propria incarnazione nell’attuale corpo. Le apparenti casualità della vita, il destino di ognuno sarebbero “vocazioni”, compiti ai quali consapevolmente abbiamo attirato noi stessi, anche se ora ne abbiamo memoria. Saremmo quindi spinti da una forza invisibile alla quale possiamo opporci solo apparentemente o momentaneamente, ma mai resistere fino alla fine, poiché è impossibile andare contro il proprio destino.

“Se esiste nella nostra civiltà una fantasia radicata e incrollabile, è quella secondo la quale ciascuno di noi è figlio dei propri genitori (…) . Così come abbiamo i loro cromosomi, allo stesso modo i loro atteggiamenti sono gli stessi nostri. La loro psiche inconscia – le collere rimosse, i desideri irrealizzati – conforma la nostra anima e noi non riusciremo mai a venire a capo di questo determinismo e a liberarcene.  Da qualche parte, tuttavia, un folletto continua a sussurrare un’altra storia: “Tu sei diverso; non assomigli a nessuno della famiglia; tu non sei dei loro”.

(Hillman)

L’Autore nella «teoria della ghianda» sviluppò il tema di un piano insito nell’uomo, sostenendo che nella ghianda è già scritto il progetto della quercia che essa sarà e il piano attraverso il quale essa diventerà quercia anche se non è scritto come essa sarà quercia.

“L’unione di due persone deriva dalla mia necessità, non il contrario. Questo non aiuta forse a spiegare le unioni impossibili, le incompatibilità, i veloci concepimenti e i bruschi abbandoni che si verificano tra genitori di molti di noi, e in particolare nelle biografie delle persone eminenti? Lui e lei si sono messi insieme non per unirsi ma per concepire quella persona unica e irripetibile, dotata di una particolare ghianda, che poi sono risultato essere io”.

(James Hillman, Il codice dell’anima, op. cit., pp. 89, 90.)

Tutta la nostra vita, dal concepimento alla morte, sarebbe dunque frutto di una scelta effettuata e messa in pratica, anche se dimenticata, con l’aiuto del nostro daimon, del nostro destino.

Secondo Hillman quindi il nostro destino sarebbe già stato scritto:  potremmo quindi sederci ed attendere inermi il flusso degli eventi visto che è tutto prestabilito. Fortunatamente non è esattamente così: ognuno di noi ha il potere di decidere “come” affrontare tutto cio e “come” sviluppare i propri talenti ed il proprio nucleo interiore perchè in ognuno di noi è presente una ghianda che aspetta solo di diventare quercia.

Bibliografia:

HILLMAN J. (1996), Il codice dell’anima, Milano, Adelphi, 1997.