La violenza sulle donne raccontata da una donna

violenza sulle donne
 

Oggi, 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una donna ci racconta la sua esperienza. Speriamo diventi esempio per tante donne in difficoltà

Sul nostro gruppo Facebook Psiche e Benessere la poetessa e scrittrice Emilia Sensale ha condiviso questo testo sulla violenza contro le donne. Lo pubblichiamo sul nostro sito perché merita la vostra attenzione e tutta la visibilità possibile. Speriamo possa aiutare molte donne a uscire dall’incubo.

Lo so. Io so come ti senti.
Dolorante, nel corpo e nell’anima. Affranta. Agitata, ansiosa. Esterrefatta.

Sì, io conosco quella sensazione: è lo sgomento. Sei incredula per quanto è accaduto. È inevitabile: il tuo cervello ha già attivato il meccanismo del senso di colpa già cinque minuti dopo dell’accaduto.

Ti chiedi dove hai sbagliato, se hai permesso in qualche modo quella reazione con un gesto o una parola. Tu, sì, tu che sei piena di lividi, con il viso tumefatto e/o qualche frattura, tu che sei stata toccata e/o penetrata lì nella tua intimità fisica e mentale, per assurdo ti senti travolta dai sensi di colpa, conosco benissimo quel senso di vergogna illogico della vittima.

E dopo… beh, dopo è pure peggio. Dopo, quando devi aver a che fare con le tue paure e finalmente trovi il coraggio di parlarne, di denunciare… ma non siamo ipocriti, non è facile. Per niente. Le Forze dell’Ordine fanno un gran lavoro, devo molto al loro impegno, ma ricordo anche come uscii dall’ufficio del PM: travolta, distrutta, giudicata. Avevo subito un interrogatorio terribile, come se fossi io il carnefice, dovetti ricordare e riferire ogni dettaglio della violenza subita e sembrava che dovessimo a forza cercare un valido motivo per quell’evento, come se qualunque cosa avessi detto o fatto potesse giustificare quel che mi era stato fatto. 

P. mi picchiò per quattro ore. Quattro ore interminabili, dalle otto di sera fino a mezzanotte. Schiaffi, pugni, bruttissime offese nei miei riguardi. Feci l’errore di entrare in auto per indicargli dove parcheggiare, eravamo due colleghi che dovevano di lì a poco lavorare insieme e dovevamo confrontarci davanti a un aperitivo, impazzì all’improvviso, era una furia. Io piangevo, non capivo, imploravo pietà e lui più continuava. Mi teneva chiusa in auto, tentavo di scappare e per tutta risposta mi bloccava e mi tormentava le mani: ancora oggi ho un dito un po’ storto da allora e ho sotto controllo l’occhio che più aveva colpito.

Le sue viscide mani arrivavano dove non volevo che arrivassero, avevo paura per la mia verginità. Si bloccò solo quando falsamente iniziai ad assecondarlo, a riempirlo di complimenti, a dargli ragione, lo convinsi finalmente a riportarmi a casa e trovai il coraggio di denunciarlo un paio di giorni dopo.

Lo so. Io so come ti senti. Confusa, soggiogata, con la gola stretta dall’ansia. Non capisci che sta succedendo nel presente e hai perso completamente ogni sogno legato al futuro. Sgomenta. 

Sì, anni dopo ho affrontato la violenza forse più brutale di quella fisica: quella psicologica. Oggi se ne parla, purtroppo è diventata una moda, una etichetta che oramai molte donne appiccicano superficialmente sugli uomini opportunisti e approfittatori, ma non sapevo nulla di narcisismo patologico quando mi innamorai perdutamente di lui.

F. mi conquistò con un corteggiamento serrato, da bravo narcisista dopo avermi osservato per anni approfittò del momento in cui avevo lasciato il mio ex fidanzato storico per travolgermi col suo love bombing. Iniziò presto a sparire e riapparire, a lasciarmi in un’ansia assurda, a elencare da bravo covert tutti i traumi che aveva subito come se potessero giustificare il male che dal primo momento aveva preventivato di farmi. Erano le ore 19,10 del 24 ottobre 2015 quando scoprii per puro caso che l’uomo separato che accudiva amorevolmente un genitore in realtà era perfettamente sposato e la moglie era pure incinta.

Fu uno shock. Ancora ricordo la sensazione di cielo che mi cadde addosso. Affrontai da credente quale sono lo sgomento per aver portato avanti inconsapevolmente un grave peccato.

E poi fu tutto il resto, un romanzo che ho riposto dopo psicoterapia e una profonda indagine dentro di me sulla libreria dei miei ricordi e delle mie esperienze.

Ho instaurato il no contact una prima volta, ma non subito, lui mi cercava, mi manipolava, ero in dissonanza cognitiva e non ci riuscivo; lui tornò, caddi di nuovo nella sua rete, fu peggio di prima e finalmente ebbi il coraggio di instaurare un vero no contact assoluto, che dura da più di due anni e mezzo.

Dovetti anche denunciarlo a seguito del suo arrivo sotto casa incorniciato da varie minacce, che durarono pure successivamente. Sì, io so che addirittura la violenza psicologica può essere anche peggio di quella fisica. È difficile da dimostrare, ma è forse più schifosamente incisiva. E decisiva sul benessere psico-fisico.

Io ho conosciuto la depressione, quella che mi ha fatto perdere pericolosamente 50kg in due mesi, che non mi ha fatto dormire per settimane, che mi regalava assurdi dolori per tutto il corpo, specialmente schiena e gambe. Ho conosciuto l’ansia perenne, insopportabile compagna che vuole solo essere ascoltata, e ho imparato a gestirla. Da quel momento ho gli strumenti per affrontare la delusione e il dolore e l’ho dimostrato anche recentemente

E mica è finita qua. Ho avuto mia madre che mi ha picchiato per anni e che vai sapendo è narcisista anche lei, sono stata bullizzata a scuola per il mio peso e dicevano che fossi brutta, per non parlare di tutte le cattiverie subite. Ne avrei da raccontare per trenta anni di vita…. La violenza si manifesta in tanti modi. Non dobbiamo permettere che ci divori. 

Lo so. Io so come ti senti. Hai paura. Non averne. Denuncia. DENUNCIA. E non darti colpe che non hai. È chi ti fa del male a doversi vergognare di quello che ha fatto e quello che è, non tu. 

Se conoscete una persona che ha subito violenza restate al suo fianco, ascoltatela. E se posso essere d’aiuto con la mia esperienza, chiedi pure, sono a disposizione per ascoltare e consigliare. Perché io so come ti senti. So che devi affrontare il tuo dolore di petto, che devi attraversarlo, solo così potrai rielaborare il trauma.

Io sono stata anni con una corazza pesantissima addosso al cuore, ho imparato a difendermi, a bastare a me stessa, meritando l’indipendenza che finalmente ho costruito oggi. Solo oggi dopo anni ho un Uomo che mi riempie di baci e carezze lì dove all’improvviso in passato ho ricevuto schiaffi, pugni e morsi, sul petto del quale mi addormento puntualmente la sera sul divano. In pace, fiduciosa come credevo di non essere più… ma lui è il punto finale, trasformatosi in un nuovo meraviglioso punto di partenza, del mio percorso di rinascita. Quello che auguro a te di attraversare se stai affrontando un brutto momento, se delle mani schifose e viscide ti fanno del male lì dove meriti solo carezze. 

Ricorda: non accettare e giustificare mai bugie, tradimenti, schiaffi, manipolazioni, assurde giustificazioni. Chi ti manca di rispetto non ti ama. Denuncia. Non avere paura. Non sei sola.

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