UNIVERSITÀ E PROGETTO DI VITA

La scelta della facoltà universitaria è una scelta che darà il via al progetto di vita di un giovane. Tuttavia non sempre le cose vanno come ci si aspetterebbe e può capitare che nonostante ci si impegni assiduamente non si riescano a raggiungere gli obiettivi prefissati, tanto da chiedersi se non sia il caso di cambiare strada smettendo di studiare e dedicarsi ad altro.
Quando un giovane comincia l’università, in genere, aumenta il tempo dedicato allo studio e ne dovrebbe migliorare anche la qualità. Si tende a personalizzare la metodologia di studio, magari affrontandolo in modo più approfondito, dovrebbe altresì diventare maggiore la motivazione perché si sta investendo sul proprio futuro, sulla propria autonomia e sulla propria crescita.
Infatti nel passaggio dalla scuola superiore ciò che si chiede al giovane universitario è più autonomia e migliori capacità gestionali. Non esiste più l’incombenza dell’interrogazione o del compito in classe, ma si studia in vista di una singola prova che attesterà le conoscenze e le capacità dello studente.

Tuttavia non tutti sanno sviluppare queste capacità in tempi adeguati. Sono molti, i maschi soprattutto, che si trovano in difficoltà non riuscendo a tenere i ritmi ed andando incontro ad insuccessi. Molti studenti, quindi, se ne hanno la possibilità lasciano gli studi per dedicarsi al lavoro che se nell’immediato dà la sensazione di benessere grazie anche all’autonomia economica che si raggiunge, sul lungo termine potrebbe portare delusioni e frustrazione per la scelta fatta.
Altri giovani, invece, continuano il percorso universitario purché gli insuccessi non siano troppo clamorosi. Per altri, ancora, il percorso universitario resta l’unico possibile a causa anche del possesso di un titolo di studio poco spendibile nel mondo lavorativo.
A questo punto viene da chiedersi cosa possa fare un genitore quando nota dei blocchi in un figlio universitario. Innanzitutto alla base di tutto deve esserci comunicazione. Confrontarsi con lo studente in modo chiaro e costruttivo è il punto di partenza necessario. Un primo passaggio è quello di valutare se il corso di studi scelto è adeguato agli interessi, alle attitudini e soprattutto alle motivazioni e modalità di studio. Quindi il tutto va inserito in un progetto di vita personale.

Spesso la scelta della facoltà universitaria viene fatta senza realmente scegliere, si tende a dirigersi verso qualcosa che si pensa interessante, verso qualcosa che in modo più o meno velato ci propone chi ci sta intorno (genitori, docenti, amici), si sceglie qualcosa che affascina per l’idea che si ha di quella materia, ma nella realtà dei fatti poca attenzione si pone al proprio progetto di vita.
L’analisi delle proprie attitudini, delle proprie aspettative, un bilancio delle proprie competenze fatto attraverso figure professionali specifiche (spesso presenti tra i servizi universitari di orientamento allo studio) risultano assolutamente necessari per il superamento dei blocchi cui inevitabilmente si può andare incontro.

In linea di massima bisogna considerare che come genitori non si può intervenire in modo troppo diretto sulle modalità di studio e sulle scelte (significherebbe sminuire il giovane e fargli vivere ancora di più un senso di frustrazione). Nasce quindi l’esigenza di rivolgersi ad uno specialista nell’ottica di capire se il blocco non sia legato all’incapacità dello studente di assumersi il ruolo di giovane adulto.

Il compito del genitore deve essere quello di motivare lo studente con sostegno, di vigilare discretamente sul numero gli esami effettuati, di mettere dei confini di spesa e di tempo agli studi ed ai momenti di svago. Da parte di entrambi i genitori ci deve essere quella ricerca di alleanza con i figli in un’ottica di ascolto delle loro esigenze. Da parte dei padri, con i figli maschi è necessario dare dei limiti organizzativi e delle direttive ben chiare come quelle sopra riportate. Allo stesso modo al padre spetta favorire (qualora i risultati non vengano raggiunti) un’esperienza alternativa al percorso universitario, magari limitata nel tempo affinché il giovane “stacchi” e si responsabilizzi attraverso altri canali e viva anche l’esperienza lavorativa potendo fare la differenza tra le diverse modalità di crescita e maturazione. Il lavoro, a tempo, può essere un’occasione per sperimentarsi in contesti meno protetti e più autonomizzanti.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta

 

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