Self Handicapping: perché ci autosabotiamo

Self handicapping

Self handicapping indica l’autosabotaggio con cui ci complichiamo la vita. Nell’articolo capirai cos’è, se ne soffri e come combatterlo

Hai un esame e un mese per studiare. Non apri i libri se non quando manca una settimana. Ora il tempo è oggettivamente troppo poco per assimilare tutte le nozioni richieste. Inevitabile, non passi l’esame. Però, di fronte all’insufficienza ti ripeti che se avessi studiato per più di una settimana ce l’avresti fatta.

Aspettando che il tempo finisse hai creato l’ostacolo giusto per fallire e dare la colpa alle circostanze. Se non avessi agito così, e l’esame fosse andato comunque male, il tuo ego non avrebbe avuto scuse. Grazie all’autosabotaggio sei salvo.

Cos’è il self handicapping

Steven Berglas ed Edward Jones, nel 1978 lo definiscono così:

Qualsiasi azione o scelta relativa alle impostazioni della prestazione che aumenta le possibilità di esternalizzare (o giustificare) il fallimento e di internalizzare (o di accettare la responsabilità per) il successo

Infatti, se per caso l’esame dell’esempio precedente fosse andato bene, lo studente avrebbe pensato: “Sono un genio, ho preparato l’esame in solo una settimana”.

Questo meccanismo nel tentativo di proteggere l’ego, rende difficilissimo raggiungere gli obiettivi prefissati. È disfunzionale perché sposta il senso di controllo sulla nostra vita all’esterno (locus of control esterno) e ci de-responsabilizza.

Pensi di essere un autosabotatore?

“A cosa serve impegnarsi se alla fine i risultati non dipendono da me?”

Se ti riconosci nella frase qui sopra hai un problema da risolvere. Chiariamo, nella vita le cose sfuggono veramente dal nostro controllo. Il caso gioca sempre una parte molto importante nel raggiungimento dei nostri obiettivi. Il 50% delle volte ci aiuta, l’altro 50% ci ostacola. Ciò significa che, proprio perché si tratta di casualità, alla fine non incide veramente sulle nostre vite.

Quello che invece incide è l’impegno che investiamo nel perseguire i nostri obiettivi. Significa prendersi la responsabilità, anche dei fallimenti.

Il self handicapping è il contrario della responsabilità. Delega la colpa all’esterno, lasciandoti la libertà di fantasticare su quanto avresti potuto realizzare se solo le circostanze fossero state a te favorevoli.

Se dai sempre la colpa agli altri per i tuoi mali, allora sei un probabile autosabotatore. Se ti vengono in mente delle occasioni nelle quali hai complicato volontariamente la situazione, allora sei certamente un autosabotatore.

Come combattere il self handicapping

L’autosabotaggio è la conseguenza della paura di fallire. Per combatterlo bisogna partire da qui.

Il primo passo è fissare degli obiettivi onesti e realistici. Passare un esame è alla portata di tutti se non aspetti l’ultimo giorno per aprire il libro. Sarebbe diverso se il tuo obiettivo fosse darne 20 in un semestre.

Oltre all’onestà dell’obiettivo è fondamentale che sia onesta la responsabilità. Ci sono mille modi per fallire un esame, uno è quello di organizzare male il tempo di studio. Non è colpa delle circonstanze, è colpa tua che le hai create.

Combatti la procrastinazione. Procrastinare aiuta la creatività ma è una dimanica difficile da gestire. Se hai paura di fallire sono certo che procrastinare ti fa stare bene perché allontani il problema invece di impegnarti per risolverlo. Purtroppo il problema non scompare e con l’avvicinarsi della scadenza diventa sempre più gigante.

L’ultima cosa da fare è gratificarsi per i successi ottenuti. Uno sforzo non premiato è solo fatica inutile, uno sforzo ben ricompensato invece, diventa qualcosa di piacevole che vorremo ripetere.