Ecco perchè nella Psicoterapia il cervello destro è dominante

L’emisfero sinistro proprio non lo vuole accettare di essere, rispetto al cervello destro, il gemello sfigato nell’intervento psicoterapeutico e in tante altre contesti della vita, probabilmente quelle più importanti legate alla sopravvivenza e all’evoluzione della specie:

le relazioni affettive, la creatività, la persuasione, le scelte di vita, gli acquisti etc.

diciamo che è talmente cocciuto che ormai saranno 100 anni almeno che questa scoperta, quasi dell’acqua calda, non gli vuole entrare…in testa 🙂

Del resto è proprio lui che ci impedisce di accettare cose che non rientrano nella sua logica!

Anche se è ormai risaputo, vediamo di dire brevemente cosa differenzia l’emisfero sinistro da quello destro del cervello, quella che viene definita specializzazione emisferica.

cervello destro e sinistro
Due emisferi cerebrali con la loro personalità sulla bilancia

In pratica è come se una parte del cervello fosse un sorta di “esperto” di alcune funzioni cerbrali così come l’idraulico è esperto nel riparare i rubinetti e le tubature e l’avvocato conosce la giurisprudenza 🙂

Mentre l’emisfero sinistro si occupa di operazioni come il calcolo, il linguaggio, i dettagli, la logica (aristotelica) e così via, L’emisfero destro si occupa dell’immaginazione, della creatività, dell’intuizione etc. in pratica è la sede dei processi inconsci.

Li differenzia la modalità di funzionamento e di elaborazione delle informazioni.

A mettere in evidenza in maniera esplicita e chiara la connessione tra psicoterapia ed emisfero destro in relazione al linguaggio utilizzato, probabilmente il primo è stato Paul Watzlawick, padre della terapia strategica,  nel suo libro del 1977 (mio anno di nascita, sarà una casualità?!) Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica, dove dimostra come la lingua della comunicazione terapeutica è quella dell’emisfero destro, la stessa del l’infanzia, della poesia, dello scherzo, del sogno, dell’estasi della follia (similis similibus curantur).

Il tempo passa e la scienza ha oggi gli strumenti per validare a livello di neurobiologia la tesi della dominanza del cervello destro con il lavoro di cambiamento terapeutico.

Il Prof. Allan Schore della prestigiosa università di UCLA nel recente congresso “attaccamento e trauma” tenutosi a Roma questo Settembre (2015) ha presentato la sua sintesi di recenti studi sul cervello destro – dominante per l’elaborazione implicita, non verbale, intuitiva e olistica delle informazioni emotive e delle interazioni sociali – e di come i dati raccolti siano in grado di spiegare i meccanismi neurobiologici sottostanti ai fondamenti relazionali della psicoterapia.

Le evidenze fornite, tratte da varie discipline, documentano le funzioni dell’emisfero cerebrale destro nei processi e nella aree di interesse principali che fanno parte di una psicoterapia:

1. processi di attaccamento precoci

2. comunicazioni emotive all’interno dell’alleanza terapeutica

3. L’enactment all’interno del colloquio

3. processi di cambiamento terapeutici

Il suo lavoro evidenzia come l’attuale enfasi posta sui processi relazionali sia condivisa tanto dalla psicologia quanto dalle neuroscienze, e pertanto consenta uno scambio fecondo tra le due discipline e le stia trasformando, con importanti conseguenze per i modelli di psicologia clinica del cambiamento psicoterapeutico. In questa sede vi darò qualche breve flash della sua sintesi.

Uno studio del 2007 di Chavez-Eakle, et al. dimostra come esista una significativa correlazione positiva tra indici di creatività figurativa e verbale e flusso sanguigno cerebrale in diverse zone dell’emisfero destro tra cui cervelletto anteriore destro, giro precentrale destro, lobo parietale inferiore destro etc.  Tutte queste aree sono coinvolte nell’elaborazione multimodale di funzioni cognitive complesse come quelle immaginative, le associazioni, il processamento della memoria e della novità.

McGilchrist (2009) nel suo modello a tre stadi dell’elaborazione emisferica delle novità, mostra come il primo approccio con un qualsiasi nuovo elemento, ad esempio la prima impressione di una persona, è compito dell’emisfero destro, successivamente interviene il sinistro per l’elaborazione dei dettagli che poi viene rinviata al destro che integra e ricontestualizza le informazioni.

Ecco perché ad esempio in Ipnosi si è molto attenti a quei momenti in cui si sperimenta LA SORPRESA, LA CONFUSIONE e L’INCERTEZZA: sono tutte possibilità  di scardinare vecchi modelli e creare nuove associazioni.

Martindale (1984), Razoumnikova (200), Shamay-Tsoory (2011) hanno dimostrato l’attivazione dell’emisfero destro in processi come la narrazione di storie di fantasia, del pensiero divergente, nelle libere associazioni, nel ragionamento analogico che sono tutti strumenti utilizzati processo terapeutico.

Marks-Carlow (2012) hanno studiato l’intuizione clinica la quale coinvolge fondamentalmente la percezione passiva nel presente dei pattern relazionali di sé e dell’altro, uno stato ricettivo a senso unico, comunicato al paziente a livello intersoggettivo, co-creazione di uno stato creativo del cervello destro che elabora il nuovo.

Il processo intuitivo attuato dal cervello destro è alla base della tecnica di cui parlo nel mio articolo COME CONNETTERE MENTE, CORPO E CUORE: la comprensione profonda attraverso la tecnica della Sintonizzazione Evoluta, nel quale accenno al fatto che l’addestramento porta ad educare e di conseguenza ad un migliore utilizzo delle proprie capacità percettive all’interno del discorso della finalità terapeutica.

Per quanto riguarda i pazienti, il fenomeno della REGRESSIONE a uno stato traumatico di Arousal emotivo disregolatore ha luogo nel cervello destro. Parliamo di riattualizzazione come riattivazione di una memoria implicita/procedurale dell’attaccamento precoce appartenente sempre al cervello destro, che include la comunicazione all’originale oggetto di attaccamento. In pratica è come se il cervello della persona rispondesse ad una pellicola antica della sua storia, incapace di visualizzare il film presente.

Schore (1994) ha mostrato come pazienti con storie di traumi relazionali mostrino deficit nelle funzioni dell’emisfero destro, in particolare nella capacità di assimilare esperienze emotive nuove.

La connessione emotiva tra paziente e terapeuta permette una potenziale riparazione interattiva dell’arousal emotivo disregolato e, in un certo senso, la riscrittura del passato o la rottura dell’incantesimo (maledizione) costituta nelle sue relazioni precoci.

Pisapia et al. (2014) nello studio delle competenze interpersonali in giovani adulti e la lateralità destra nella sostanza bianca, mette in evidenza come le competenze interpersonali siano in relazione all’integrità della sostanza bianca in più tratti principali dell’emisfero destro. L’emisfero destro è coinvolto nei processi alla base delle emozioni e della cognizione sociale.

L’intelligenza emozionale e sociale dipende dalla qualità della relazione con un caregiver (mamma, papà o altre figure di accudimento) e le competenze socioemotive sono fortemente basate sulle funzioni del cervello destro. La presenza di sostanza bianca è correlata alla competenza interpersonale.

L’amigdala dell’emisfero destro dagli studi risulta essere la sede dell’inconscio profondo (Schore, 2003).

Nel disturbo borderline di personalità ad esempio vi è una disfunzione dell’amigdala valutata in test con espressioni “neutre” ambigue, dove il soggetto borderline attribuisce sistematicamente alle espressioni un significato negativo, minaccioso e di inaffidabilità.

Questi sono solo alcune delle ricerche e degli spunti estratti dall’enorme mole di lavoro raccolta dal Prof. Schore.

Tutto questo ci fa ben sperare per l’evoluzione della Psicoterapia insieme ai (notevolmente) confortanti e cospicui risultati terapeutici che ormai vengono prodotti in modo sistematico dalle moderne terapie.

Ovviamente al di là della tecnica quello che sottolinea il Professore è la formazione di terapeuti creativi potenziati nella loro capacità di utilizzo dell’emisfero destro, che denotano una sensibilità marcatamente superiore agli stimoli fisiologici, lente ad abituarsi, che restano vigili agli stimoli in ingresso, mostrando fluttuazioni nel livello di attivazione più elevata rispetto a quelli meno creativi, indicando di essere più motivate alla ricerca di novità: essenza stessa della possibilità di cambiamento.