Perché lo psicologo è diverso dall’amico

La nostra generazione più di ogni altra vive il dramma dell’illusione della competenza. Internet garantisce a tutti il nutrimento onnivoro su qualsiasi aspetto dello scibile tecnico: il sapere che una volta richiedeva anni di studi oggi è servito in un click.

A subire in misura maggiore la diffusione incontrollata dell’autodidatta del web sono quelle discipline in cui non è possibile giudicare in modo autonomo il proprio grado di preparazione, come la psicologia. Ad esempio, in matematica o siamo capaci di risolvere un’equazione o non lo siamo, è la materia stessa a contraddirci.

Chiunque abbia letto due righe di psicologia su internet, o crede di avere la giusta sensibilità, invece pensa di poter svolgere il lavoro dello psicologo come o meglio di un professionista con anni di formazione alle spalle. Questa credenza si mantiene perché, a differenza della matematica, il grado di preparazione individuale sulla materia basta a confermare se stesso. Fino a quando non incontriamo qualcuno di più preparato che smonta le nostre credenze ingenue pensiamo di sapere di cosa parliamo.

Come diceva Schopenhauer, “l’insinuarsi d’un errore in una scienza astratta (es. matematica), è più facile che non il realizzarsi d’un processo razionale che si esplichi in modo contrario all’essenza e alla natura della ragione. Di qui la strana conseguenza che consiste nel fatto che mentre nelle altre scienze la regola è quella che assicura la verità nel caso particolare, in logica (es. psicologia del senso comune) è il caso particolare quello che verifica la regola”.

Qualsiasi persona che padroneggi le basi della logica e dotata di sufficiente sensibilità si sente adatta a prendere il posto del terapeuta.

Questo crea confusione nei ruoli e induce a credere che chiunque possa farci da psicologo, anche un amico.

Ma lo psicologo è diverso dall’amico, ecco perché.

Lo psicologo ha una preparazione accademica ed esperienziale.

Il sostegno terapeutico è molto più che logica del buon senso. Si stratta dell’applicazione individuale di tecniche generali. La preparazione accademica e l’esperienza sul campo forniscono allo psicologo molti mezzi per affrontare le richieste di aiuto psicologico, tecniche e procedure che un amico non può conoscere e padroneggiare senza un percorso professionale simile.

Lo psicologo è oggettivo.

Se cerchi un sostegno per dare ordine alla tua vita è molto probabile che il disordine sia stato creato dai tuoi comportamenti. Il compito dello psicologo è mettere in evidenza gli elementi sui quali lavorare, contraddicendo le tue credenze e cambiando le tue abitudini. Può farlo perché ha una visione distaccata della tua situazione. Il coinvolgimento emotivo di un amico è inevitabile e genera giudizi soggettivi.

 

Lo psicologo deve mantenere il segreto professionale.

Lo psicologo è obbligato dalla legge a non divulgare quanto gli racconti. L’amico, anche il più fidato, appartiene al tuo contesto, non è obbligato a tenere per lui quanto gli dici e, inoltre, ha molte persone con cui può essere interessante condividere le tue confessioni.

Lo psicologo ti presta totale attenzione.

Il lavoro dello psicologo è ascoltarti ed elaborare le informazioni che gli comunichi. Un amico può ragalarti il suo tempo libero ma l’attenzione che ti dedica sarà commisurata alla voglia di aiutarti in quel preciso momento.

Lo psicologo è una figura definita.

Lo psicologo osserva la tua vita come un allenatore guarda la partita dalla panchina. L’amico sta giocando quella partita insieme a te. Non è facile delegare a un amico il compito di analizzarti e lui può rifiutare, è un tuo simile che nella migliore delle ipotesi può imprestarti il suo punto di vista, ma senza l’autorità per spingerti a fidarti della sua visione dei fatti.