PAROLE ORDINATE

Per comunicare bene

 

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Mentre in matematica ‘2 + 5’ equivale a ‘5 + 2’ (e forse anche a quattro più tre) questo non vale con le parole. Come direbbe una mia amica – quel tipo di persona che ama teoria e chiarezza –  la proprietà commutativa non è valida per le parole.

Nella scelta di un consulente dire “è il migliore, ma costa tanto” significa esprimere un concetto molto diverso di quello che trapelerebbe sostenendo: “costa tanto, ma è il migliore”. Se metto questa cosa prima dell’altra, o quest’altra prima di quella, non è più la stessa cosa.

Un esempio più volgare: “è stupida ma è davvero gnocca” significa qualcosa di francamente diverso da “è davvero gnocca ma è stupida”, e produce due risultati diversissimi:

 – nel primo caso è associato alla sindrome della piedata…quel sentimento istintivo ed arcaico, una sorta di tentazione, a calciare fuori dal proprio letto la gnocca/stupida di turno, dopo averne tratto piacere;

nel secondo caso invece è associato proprio al non volersi trovare in questa situazione di quasi-pentimento, di quasi-odio o disprezzo dopo il piacere: una scelta, direi, un po’ più oculata e meno scimmiesca….ma si sa che l’uomo è parecchio scimmiesco).

Insomma, se metto le parole in un ordine o in un altro, il risultato non mi darà la stessa cosa.

parole ordinate

Non è la stessa cosa per niente” Lasciamolo dire, al Cappellaio della Regina.

“Non è la stessa cosa per niente”, disse il Cappellaio. “Sarebbe come dire che ‘vedo ciò che mangio’ è la stessa cosa di ‘mangio ciò che vedo’!”

“Sarebbe come dire” aggiunse la Lepre Marzolina, “che ‘mi piace ciò che prendo’ è la stessa cosa di ‘prendo ciò che mi piace’!”

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PROF. FRANCESCO ‘M’ ZURLO,

PSICOTERAPEUTA, DIRETTORE STUDIO DI PSICOTERAPIA ZURLO CONSULTING

MILANO – ROMA – CROTONE

 

Alcuni docenti del Centro di Terapia Strategica (diretto da colui che chiamo “Maestro delle parole e dei gesti”, appunto il mio maestro Giorgio Nardone) amano comunque spesso raccontare un aneddoto anche più chiaro, che ho sempre trovato molto efficace, (per quanto meno affascinante della citazione testuale del genio di Carroll: sacrificare l’efficacia alla grazia sarebbe tuttavia un errore imperdonabile).

Non ricordo la fonte originale, e la racconterò con parole mie (come dicono le professorine del liceo, quando è chiaro che non hai studiato assolutamente nulla e che sarebbe meglio mandarti a posto con un due secco, ma così non si godrebbero la tortura).

 

è la storia di un giovane seminarista, il quale andando dal padre superiore gli domanda “posso fumare mentre prego?”. “Certamente non puoi” – gli risponde il santo padre “e che peccato sarebbe, cadere nel vizio nel momento più profondo, quello della preghiera”.

Se il seminarista, e non stupisce nessuno che sia così – poiché vedete i preti sono efficacissimi strumenti della comunicazione  – si disporrà ad un uso pragmatico del linguaggio, costui formulerà la domanda in questo modo: “posso pregare mentre fumo?”.

Ed a quel punto, probabilmente, si sentirà rispondere soddisfatto “Puoi pregare in ogni momento della tua esistenza”. Non solo, ma probabilmente il padre superiore avrà un occhio di riguardo per un giovane tanto devoto. Speriamo non troppo di riguardo.

Se quindi nelle ultime file della chiesa di un’abazia sentirete odore di fumo, sappiate che avete trovato il nostro saggio amico.

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