Oltre la felicità

“Vorrei essere felice ma…ho l’ansia oppure sono arrabbiato o troppo stressato”. Quante volte abbiamo fatto questo pensiero, e quante volte ci siamo sentiti dire che non ci manca niente e dovremmo essere felici. Ed anche se ci mancasse qualcosa potrebbero obiettare che c’è sempre chi sta peggio, e chiudere il cerchio con la solita affermazione che alla fine dovremmo proprio essere felici.
La società sembra imporre di vivere sempre o quasi sempre nelle “emozioni positive”, rifiutando dolore, noia, paura e sofferenza o suggerendoci di stazionarci il meno possibile. La ricerca della felicità sembra un percorso condiviso e comprensibile, del resto a chi non piace essere felici?
Come tutti i paradossi della mente, cercando di imporci un pensiero o un’emozione nella testa, spesso otteniamo l’effetto esattamente contrario e quanto maggiori sono i nostri sforzi e tentativi per raggiungere la felicità tanto più aumenta la distanza dalla meta.
Conduciamo la nostra esistenza abbracciando molte idee socialmente condivise, ma in realtà inutili e inesatte a proposito della felicità e di come fare per cercarla e soprattutto trattenerla. Le favole che raccontiamo e abbiamo sentito da bambini terminano tutte con “e vissero felici e contenti” e sembrano insegnare che è così che dovrebbero essere le cose, eppure è questa la realtà che viviamo? E’ verosimile vivere sempre felici e contenti? Qualcuno può assicurare che anche alla principessa del castello non prendano i cinque minuti?
La psicologia delle emozioni è oggi concorde nel definire le emozioni come “risposte psicofisiche dell’individuo agli stimoli ambientali” e nell’individuare sei emozioni di base: tristezza, rabbia, felicità, disgusto, paura e sorpresa. Le stesse emozioni sarebbero universali ed innate, quindi condivise da tutto il mondo e presenti in ciascuno di noi sin dai primi mesi di vita. Sulla base di questi presupposti è evidente che l’idea di dover inseguire la felicità (ovvero un’emozione transitoria per definizione) e cercare di viverla per la maggior parte del tempo, rifiutando le altre emozioni del nostro corredo genetico, non è altro che una pericolosa illusione e credervi non farà che renderci sostanzialmente infelici.
Le moderne psicoterapie cognitivo comportamentali condividono l’importanza di aiutare l’individuo ad abbandonare i falsi miti riguardanti l’essere felici ed imparare ad ascoltare l’utile messaggio che ogni emozione vuole trasmetterci col fine di proteggerci (paura) , farci reagire (rabbia), riflettere (tristezza), allontanare (disgusto).
Piuttosto che affannarci a raggiungere qualcosa che per natura non possiamo nè dominare nè trattenere, come la felicità, le recenti ricerche scientifiche sembrano suggerire che risulta molto più utile imparare a comprendere le emozioni ed ascoltare i loro messaggi, quindi impegnarsi ad orientare le azioni verso i propri valori personali. I valori, infatti, si manifestano come i desideri più intimi e profondi, relativamente a come vorremmo essere nelle relazioni con gli altri (ma anche con noi stessi e con il mondo in generale). Da qui risulta evidente come il nostro impegno quotidiano debba sempre perseguire la nostra di volontà (faccio questo perchè voglio essere così), piuttosto che quella degli altri (faccio questo perchè gli altri mi dicono che devo essere così).
Proviamo a domandarci quali sono le cose che per noi davvero contano, cosa desideriamo intimamente e quali ambiti di vita sono per noi prioritari in questo momento. Essere un genitore attento o un politico onesto o un medico competente sono esempi di valori che le persone possono scegliere di seguire nella propria vita, o per una periodo della propria vita. Una volta identificati i nostri scopi o valori all’interno della famiglia, delle relazioni intime, della salute, del lavoro, della spirituralità e così via diventeremo consapevoli della direzione da prendere. Questo rende possibile definire obiettivi raggiungibili nel breve periodo e trasformali in azioni concrete e graduali che possano permettere di raggiungere e migliorare realmente la qualità della nostra vita aumentandone pienezza e significato.

Autore
Serena Bosco
Psicologa-Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

e-mail: serenabosco@gmail.com

 

 

Bibliografia
Gaudiano, B. A. (2008). Cognitive-behavioural therapies: achievements and challenges. Evidence Based Mental Health, 11, 5-7.
Hayes, S. C. (2002a). Acceptance, mindfulness, and science. Clinical Psychology: Science and Practice, 9 (1), 101-106.
Harris, R. (2011). La trappola della felicità. Edizioni Erikson. 2011
McCracken, L. M., Yang, S.-Y. (2006). The role of values in a contextual cognitive-behavioral approach to chronic pain. Pain, 123, 137-145.

ED ORA,
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