Non sopporto il contatto fisico. Afefobia

Contatto fisico

L’afefobia o aptofobia (dal greco ἄπτω “toccare” e φόβος “paura”) è una fobia che comporta grande disagio, se non repulsione, nei confronti del contatto fisico (sia dato che ricevuto).

Il corpo è come un quaderno scritto

Il corpo è il testimone della nostra storia. Ognuno di noi potrebbe raccontare la propria vita attraverso le piccole grandi cicatrici , i nei che ricordano costellazioni o che sono posizionati negli stessi punti di qualcun altro della famiglia,  i segni della pelle o ancora il modo di camminare.

Molte persone non lasciano libero accesso al proprio corpo tanto da avere difficoltà proprio nel lasciarsi toccare.

È una questione di permessi e autorizzazioni ad “entrare”, a valicare un confine psichico, emotivo e corporeo.

Nell’era del virtuale, sembrerebbe un effetto affine ad una fobia, che taluni riconducono ad un fenomeno della nostra società, legato al sovraffollamento ed alla frenesia. Il web permette una vicinanza seppure a distanza, tutto questo è confortante e disabitua all’incontro fisico.

Perché questo rifiuto del contatto fisico?

Dietro questa difficoltà potrebbe esserci anche un bisogno che è quello di esclusività, ossia dedicare una parte di sé, il proprio corpo, solo a chi amiamo o che vogliamo ci ami. È il segnale di una volontà di instaurare una relazione emotiva, intensa e soprattutto intima.

Una ragazza dal web:

“Provo un dolore fisico, un crampo allo stomaco, nodo in gola, voglia di piangere, di urlare, bestemmiare, rispondere con violenza. Vorrei tirare un pugno a chi mi tocca e ovviamente non posso e allora, cercando di non farmi vedere, colpiscono un oggetto col pugno cercando il dolore, pizzico o mordo me stessa. Sono diventata abile a schivare i contatti ma se non riesco a farlo l’”impronta” di quel tocco, di quella mano, mi resta sulla pelle per giorni e solo il ricordo mi da malessere.”

Le possibili origini della Afefobia

Escludendo traumi emotivi legati ad esempio a un’aggressione fisica o sessuale, è possibile che questa difficoltà a lasciarsi toccare possa derivare da un rapporto distaccato con uno o entrambi i genitori.

Nei primi mesi di vita i pediatri consigliano alla madre e al padre di far sentire al figlio la loro presenza fisica per farlo crescere il più possibile equilibrato. È la sensazione di sicurezza e accettazione che passano attraverso il contatto dei corpi.

Tuttavia un effetto opposto può verificarsi quando ad esempio, soprattutto in età adolescenziale un genitore si mostra estremamente invadente nei confronti del figlio, al punto di passargli l’idea che la pelle possa essere una corazza di protezione dai tentativi di violazione dei confini.

Cosa fare per gestire il rifiuto del contatto fisico

  • Naturalmente la prima cosa è interrogarsi sul significato di questo malessere; questo porterà la persona ad individuarne l’origine e ad avere un quadro più chiaro e gestibile del problema.
  • In secondo luogo è importante entrare noi stessi maggiormente in contatto con il proprio corpo per capire le parti più sensibili e le sensazioni connesse. Il passo successivo è tentare di farsi toccare da una persona ritenuta “sicura” per noi.
  • La pet therapy è molto indicata in queste situazioni, ma, senza andare troppo oltre, può bastare entrare in contatto con un animale domestico e sperimentare un contatto fisico che sicuramente aiuterebbe a sciogliere le inibizioni.

Nei casi più gravi, ossia quando questa difficoltà persiste e compromette il benessere quotidiano è importante farsi aiutare da una persona esperta della psiche, anche questo è un passo verso il “lasciarsi toccare”.

Dott.ssa Ivana Siena

Psicoterapeuta a Pescara e San Severo

www.centropsicoterapiafamiliare.it