“Non è forte colui che non cade mai.. ma colui che cadendo si rialza sempre” (Johann Wolfgang Von Goethe)

Durante il corso della nostra vita, ognuno di noi affronta dei periodi di estrema felicità e dei momenti definiti “bui”,molto più difficili, che ci portano ad odiare la vita o a vederla estremamente complessa. Questi periodi vengono tendenzialmente definiti come “crisi” (termine antico usato per la prima volta da Ippocrate,il quale faceva riferimento ad una crisi salutare . Esso deriva dalla radice del verbo greco κρίνω il cui significato è “scegliere”),ovvero delle situazioni di disagio soggettivo, di varia natura, capaci di determinare una sofferenza tendenzialmente considerata transitoria.

“Crisi” risulta essere un sostantivo con  complessità semantica a causa di un  duplice motivo:

  • Per prima cosa indica un atteggiamento cognitivo;
  • In secondo luogo indica un movimento cruciale di passaggio e transizione.

Tali eventi particolari della vita, possono riflettere un disagio o una disfunzione preesistente  rese palesi e riconoscibili anche all’esterno,e che contrastano la traiettoria vitale della persona.

Caplan (1964) con il termine crisi, intendeva “uno stato che si verifica quando una persona si trova a fronteggiare un ostacolo che le impedisce il raggiungimento di importanti obiettivi vitali”. Per comprendere meglio tale definizione,si può far riferimento ai momenti critici della vita che ognuno di noi affronta nel corso degli anni.

I momenti evolutivi che hanno un particolare significato trasformativo per l’individuo, nel corso della vita, sono rappresentati:

  1. dall’adolescenza;
  2. dall’innamoramento e dalla formazione di un progetto di coppia;
  3. dalla genitorialità;
  4. della mezza età;
  5. dall’invecchiamento.

Ma,in maniera più generica,si può affermare che la vita umana è suddivisibile in tre aree: Adolescenza; Età adulta; Invecchiamento.

L’Adolescenza:

L’adolescenza  è il momento di crisi più noto ed inevitabile,definito “ tumulto”. A partire dalla pubertà, gli equilibri degli investimenti e delle difese, che erano stabili nel periodo di latenza, sono rimessi in discussione,e vengono riattivati  conflitti infantili e  conflitti edipici. La relativa calma, che si era stabilita nel periodo di latenza, si rompe e la tregua viene interrotta.

I mutamenti creano delle modificazioni corporee che hanno conseguenze sia reali  che simboliche. Il corpo dell’adolescente cambia con rapidità,e la valenza sessuale comporta la necessità di riconoscersi come corpo sessuato che si distacca dall’immagine indifferenziata dell’infanzia. Si definisce l’identità sessuale attraverso la maturazione dei caratteri sessuali secondari,distinta però dall’identità di genere.

L’adolescenza è caratterizzata da alcuni elementi di perdita,come quella narcisistica,dell’immagine onnipotente del sé;e quella oggettuale,ovvero un allontanamento simbolico dalle figure significative dell’infanzia. L’allontanamento dalle figure e dai modelli di vita infantili, comporta una riduzione dell’idealizzazione dei genitori con un parziale crollo dell’Ideale dell’Io, luogo di proiezione reciproca tra genitori e figli.

Il distacco dalle figure significative dell’infanzia porta l’adolescente a scegliere sé stesso come oggetto d’amore;questo spiccato interesse verso sé stessi,può prendere sia la forma di una ipervalutazione,sia quella di un’eccessiva insicurezza. In questo periodo, vi è l’alternarsi di movimenti di esaltazione e di movimenti di estrema tristezza che rivelano un’alterazione dell’equilibrio narcisistico.

Il processo di trasformazione del sé si basa su nuove identificazioni,e sull’eliminazione progressiva delle rappresentazioni del sé infantile,derivate dall’identificazione del passato. In oltre, si evidenzia anche un cambiamento nei valori morali che sono stati interiorizzati nell’infanzia,sulla base delle rappresentazioni che il bambino ha avuto dei genitori.

L’età adulta:

Intorno ai 40anni,l’uomo va in contro alla così detta “crisi di mezza età”,all’interno della quale si inizia a rendere conto dell’avvicinarsi della fine della propria vita e di quella degli altri. La persona di età intermedia da un lato si trova ad essere oggetto di crescenti richieste di accudimento e dipendenza da parte dei genitori,dall’altro è investita dalla ricerca di emancipazione dei figli. Si realizza così una duplice identificazione con gli anziani e con i giovani. Tale dimensione soggettiva e contraddittoria,determina un profondo rimaneggiamento dell’immagine dell’individuo,di genitore e di figlio, che viene concettualizzato nell’espressione  crisi dell’età di mezzo.

Il soggetto si chiede,in questo periodo della sua vita,se e in quale misura ha realizzato i suoi obiettivi,le sue ambizioni e i suoi ideali,confrontandosi con l’ideale dell’Io e la conflittualità interna che una persona può vivere relativamente a questo.

L’invecchiamento:

L’invecchiamento è caratterizzato da una serie di modificazioni oggettive e soggettive con significato di perdita,a sottolineare soprattutto il declino e le rinunce che fanno parte di questo periodo della vita. Quando si invecchia,si devono affrontare eventi della vita che rappresentano esperienze negative. Tali  modifiche  possono essere considerate anche  cambiamenti,lasciando aperta la possibilità di una possibile riorganizzazione dell’identità personale.

Vi sono dei fattori psicologici che interferiscono con il sentimento d’identità individuale e con il mantenimento di un’adeguata immagine di sé:

  • le relazioni interpersonali: l’anziano subisce dei cambiamenti delle relazioni sociali e familiari legati a fattori che hanno una grande risonanza affettiva;
  • l’angoscia di morte: l’esperienza del corpo che invecchia e si ammala costituisce per l’anziano un’anticipazione della morte che,da evenienza astratta,diviene una possibilità reale.
  • L’identità: la condizione senile è caratterizzata dalla dipendenza materiale e affettiva dell’ambiente circostante. Essa rappresenta il dramma senile che per certi versi è simile a quello adolescenziale. L’assenza di cambiamento,tipica dell’età senile,altera il sentimento d’identità;
  • La rappresentazione mentale della vecchiaia: la vecchiaia può essere vista con valenza positiva,ovvero relativa alla fiducia attesa di aiuto e all’importanza dei caratteri della saggezza e della serenità;o con valenza negativa,ovvero relativa al prevalere di uno stato di dipendenza e di impotenza.
  • La solitudine: la solitudine è un’esperienza soggettiva più o meno correlata a fattori situazionali,come la percezione di sé stessi nel tessuto sociale e le relazioni interpersonali;
  • Il narcisismo: l’invecchiamento interessa il narcisismo inteso come investimento affettivo di sé stessi,e richiede degli aggiustamenti che ognuno deve affrontare nel corso del proprio ciclo vitale. Solo un’equilibrata modulazione narcisistica permette di affrontare adeguatamente la realtà dell’invecchiamento e della morte.

Giulia C.Guerra