Il modello multidimensionale

Per condurre l’esame psicodiagnostico, lo psicologo ha la possibilità di utilizzare una mole estesa di informazioni che vengono principalmente classificate in tre classi a seconda del canale dal quale provengono:

  • Canale verbale: le informazioni che un soggetto fornisce nel corso di un colloquio clinico, durante un’intervista strutturata, davanti alle tavole di rorschach, nella compilazione di un questionario o di un inventario, in un diario.
  • Osservazione diretta del comportamento della persona: le informazioni offerte dal comportamento non verbale nel corso di un colloquio clinico, della somministrazione di un reattivo psicologico, di un role playing, di un’interazione col coniuge o con i propri familiari, di un’osservazione sul campo.
  • Registrazioni strumentali dell’attivazione psicofisiologica dell’individuo: le informazioni ricavabili dalla registrazione delle risposte elettrodermiche, dell’attività elettromiografica, della temperatura periferica cutanea, della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria, dell’attività cerebrale.

Fin dai suoi albori la psicologia ha utilizzato questi tre principali canali di informazione sia nella pratica psicodiagnostica sia nella ricerca clinica ma non per questo si può parlare di un consapevole approccio multidimensionale.

L’impiego contemporaneo di una pluralità di fonti di informazione corrispondeva a un desiderio di completezza e all’ovvia forza del buon senso ma si collocava all’interno di una concettualizzazione unidimensionale dei costruiti considerati: l’idea era che una pluralità di fonti potesse attenuare le distorsioni che potevano avere informazioni raccolte con l’uno o l’altro metodo.

Solo negli anni 70 si ha una piccola rivoluzione in quando, grazie soprattutto a studiosi della misurazione delle emozioni, si è preso atto delle intercorrelazioni tra valutazioni provenienti da canali differenti, in particolare nel caso della paura e dell’ansia, sono alleviate solo nel caso in cui tali emozioni siano indotte in grado estremo, altrimenti esse sono sistematicamente basse e di scarsissimo valore predittivo.

Misure quindi relative all’uno o all’altro canale non sono intercambiabili tra loro, non possono essere considerate come misure di uno stesso fenomeno o di uno stesso costrutto: vanno invece considerate come valutazioni di dimensioni tra loro connesse ma relativamente indipendenti.

 

 

 

Fonti: Atkinson & Hilgard’s, Introduzione alla psicologia, Piccin, Padova 2011; Sanavio, Cornoldi, Psicologia Clinica, Bologna, il Mulino, 2001; Del Corno, Lang, Elementi di psicologia clinica, Franco Angeli, 2013.