Mi sposo, che ansia!

“E’ proprio la persona giusta?”
“I miei spazi d’indipendenza dove andranno a finire?”
“Ho ancora tanti progetti da realizzare … come farò dopo sposato/a?”
“Riuscirò a sobbarcarmi tutte le nuove responsabilità?”
“Come faranno i miei genitori e i miei fratelli senza di me?”
“Come farò io senza di loro?”
“Io e mio marito/mia moglie andremo d’accordo?”

Queste sono solo alcune delle domande che iniziano a porsi i futuri sposi, prima di fare il “grande passo”.
Dopo aver fissato la data e con l’incedere dei preparativi per le nozze, alla gioia e alla felicità dei primi tempi si affiancano mano a mano altre emozioni apparentemente opposte, come l’ansia e la paura, che possono agitare i partner e gettarli in uno stato di confusione e inquietudine.

Iniziano, cioè, a prendere forma i primi dubbi: la paura di fare una sciocchezza è dietro l’angolo, assieme all’agitazione e all’apprensione del perdere una parte della propria libertà personale. Spaventa l’idea di dover prendere un impegno così importante, con le relative responsabilità future. Per non parlare dell’aspetto economico che, sin dai primi acquisti per il grande evento, inizia a farsi sentire e porta a riflettere sulle proprie capacità di sostentamento future.

Ecco, dunque, che si manifesta la tanto famigerata “crisi” prematrimoniale.
Perdite di peso, cicli di sonno scombussolati, dermatiti o allergie mai avute prima, agende che si riempiono con un surplus di impegni, sono solo alcuni dei segnali di stress che spesso caratterizzano questo periodo.
Può accadere, poi, che la conflittualità aumenti: i partner iniziano a litigare fra di loro, si rimpallano doveri e responsabilità a vicenda, tirando in ballo le famiglie di appartenenza (a loro volta agitate e scombussolate) e possono esserci veri e propri allontanamenti.
In alcuni casi, si possono verificare passionali invaghimenti nei confronti di persone terze, esterne alla coppia, fino ad arrivare a veri e propri tradimenti, vissuti come tentativi di “fuga” da una realtà divenuta ormai troppo opprimente.

Come possiamo leggere tutto questo? Sono segnali che il matrimonio “non s’ha da fare” o si possono inscrivere in quella che è la normale giostra di stress e inquietudini, tipica di questo periodo così delicato di vita della coppia?

Ovviamente l’argomento è complesso e non c’è una risposta univoca che vada bene per tutti.
Ogni coppia rappresenta, infatti, una realtà a sé stante, con una propria storia, proprie caratteristiche e dinamiche relazionali interne.
Il matrimonio rappresenta certamente di per sé un grande cambiamento: si tratta di un rito di passaggio nella nostra cultura, che segna la fine dell’età infantile e adolescenziale, con l’ingresso in quella adulta. Tutto ciò implica la capacità di creare nuovi equilibri, ritmi e adattamenti quotidiani.

I ruoli individuali sembrano cambiare vertiginosamente: non più solo “figli di famiglia”, i giovani sposi sono chiamati a diventare “adulti”, a crescere e ad assumere uno stile di vita differente da quello cui si è stati abituati fino a questo momento, con nuovi spazi individuali e soprattutto nuove responsabilità reciproche. Questa ricerca e accettazione di nuovi ruoli investe non solo gli sposi nella coppia, ma anche in maniera più estesa i genitori e i fratelli/le sorelle, che devono riadattarsi ad una nuova quotidianità, fatta di separazioni e assenze.

Spesso la crisi viene vista come qualcosa di negativo, da evitare o da cui fuggire, poichè sembra indicare che probabilmente qualcosa sotto sotto non stia andando poi così bene.
Ma, a ben vedere, essa risulta non solo necessaria, ma anche auspicabile in questo frangente di vita, poiché consente ai partner di fermarsi e porsi delle domande relative a ciò che stanno facendo e al passo che stanno per compiere insieme.

Sarebbe come dire: se non ora, quando dovreste fermarvi a riflettere?

Se viene vissuta con una certa consapevolezza, dunque, la crisi diventa una magnifica occasione di crescita personale, che contribuisce alla piena realizzazione di sé e della coppia. Imparare a conoscersi davvero è un passo importante, per andare all’altare in maniera più serena e sicuramente più consapevole.

Ad esempio, ci si può fermare a riflettere su eventuali sensi di colpa legati al proprio allontanamento dal nucleo familiare originario, piuttosto che sulle aspettative e i desideri di indipendenza che si nutrivano in passato rispetto al matrimonio.
Così come si può riflettere riguardo all’esperienza matrimoniale vissuta dai propri genitori in passato, che volente o nolente ha rappresentato un modello cui rifarsi o cui prendere le distanze, esercitando una certa influenza sul proprio modo di vedere il matrimonio.

L’ansia prematrimoniale, quindi, può essere una manifestazione del tutto fisiologica legata all’importanza del passo che si sta per compiere, oppure in altri casi potrebbe nascondere qualcosa di più grande. E’ per questo, allora, che è necessario prendersi del tempo e imparare ad “ascoltare” sé stessi, per comprendere i sottili messaggi che la nostra psiche, a modo suo, ci manda.
Oltre ad ascoltare sé stessi, è consigliabile poi aprirsi all’altro: raccontare le proprie paure e incertezze al partner e condividerle, non solo per renderle dicibili ed evitare che si ingigantiscano sempre più, ma anche per creare uno spazio comune in cui potersi esprimere onestamente e in cui accogliere anche il punto di vista e le sensazioni dell’altro che, chissà, potrebbero essere inaspettatamente simili alle proprie. L’apertura e la condivisione rappresentano un passo importante, sia nei confronti del proprio partner, ma anche nei confronti di amici e parenti, che possono rappresentare una versa rete di sostegno in questo momento difficile.

Non tenerti tutto dentro, condividi le tue paure con chi ti circonda oppure, se senti di non farcela a gestire il malessere, chiedi aiuto a un professionista.

La crisi prematrimoniale può essere una risorsa e un valido alleato.

Non farti immobilizzare dall’angoscia, ma utilizza quello che senti per entrare in contatto con te stesso e capire cosa vuoi veramente.

 

Dott.ssa Daniela Rocco Psicologa

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