LA LIBERTA’ DI NON GIUDICARE

Che cos’è il giudizio? Il giudizio è  l’insieme di valori, credenze, idee che riteniamo giuste e desiderabili, che abbiamo fatto nostre nel corso del tempo, e con cui ci identifichiamo totalmente. Fino a pensare che queste idee coincidano con chi noi siamo.

Abbiamo un’idea precisa di come dovrebbe comportarsi il nostro fidanzato/a, i nostri genitori, gli amici, gli sconosciuti per strada, i colleghi di lavoro e gli altri in generale.

Come dovrebbero vestirsi, parlare, quali costumi sessuali dovrebbe tenere una donna e quali un uomo. Abbiamo un’idea precisa di cosa sia desiderabile che essi facciano e dicano.
Si è continuamente impegnati nel dividere il mondo in giusto/sbagliato. Se qualcuno o qualcosa si discosta dai nostri parametri, dalla propria e personalissima aspettativa di come gli altri devono pensare e comportarsi, ecco che
sorge incontrollabile il giudizio.
 In diverse occasioni ci sentiamo talvolta superiori e talvolta inferiori agli altri, dando luogo a una competizione dove noi stessi rappresentiamo il giudice implacabile che assegna i punteggi. In questa competizione tra superiori ed inferiori in realtà tutti perdono.
Quando ci reputiamo superiori a qualcuno, o anche inferiori, l’effetto è lo stesso: l’autostima scende.
 “Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io. Ognuno ha la propria storia. E solo allora mi potrai giudicare.”

Ogni uomo o donna, al di là del ruolo  in apparenza anche spregevole che ricopre in società, sta solo recitando un copione.

Oltre questa maschera c’è la scintilla divina sacra della vita. Ed è presente in tutti, per quanto difficile a credersi, anche in chi compie reati, omicidi o i crimini più efferati.
 L’essenza della donna e dell’uomo è divina ed è presente in tutti indistintamente.
Allora che si fa? Si dice sempre di si e a tutto e a chiunque?
 No! L’atteggiamento di accettazione può permanere anche solo all’interno del nostro cuore e possiamo poi esternamente mettere il limite a chi ci fa star male e dire di no alle circostanze che causano sofferenza.
 Ognuno di noi si trova a un differente livello di coscienza ed è circondato e interagisce con persone che hanno il proprio livello di coscienza, ciascuno con il suo cammino.
Non deve esservi giudizio in questo ma lucido discernimento. E’ necessario imparare a usare il discernimento, piuttosto che il giudizio. Il discernimento comporta accettazione (anche se come dicevo, anche solo all’interno di sé), il giudizio comporta solo rifiuto.

Nel discernimento vi è la capacità di capire quali situazioni sono nutritive per voi e quali invece sono tossiche. Nel discernimento, fateci caso, il cuore è sereno, leggero, non giudicante e nessun giudizio morale viene sentenziato.

Nel discernimento il cuore è coinvolto e la mente è serena e lucida.
Il giudizio è il parlare della mente, lo sproloquio della stessa, che fa da giudice tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
 Il giudizio va dal semplice sono migliore di un’altra persona perché ho gli abiti firmati, la macchina da urlo, più like, oppure può coinvolgere argomenti più immateriali e “raffinati”:sono superiore perché ho più titoli, più cultura, sono più spirituale degli altri.
Tuttavia è importantissimo sapere che nella società dove siamo immersi, è impossibile non giudicare (non bisogna farsene una colpa!) . Ognuno di noi filtra attraverso le credenze della propria personalità ciò che è giusto o sbagliato.

 Il punto vero della situazione non è tanto smettere di giudicare ma iniziare a rendersi conto di tutte le situazioni in cui ognuno di noi giudica. Come affermavo prima, il giudizio coinvolge tutti gli argomenti dai più materiali a quelli più spirituali passando anche per il giudizio per il giudizio ( giudicare noi stessi che giudichiamo).

Per iniziare,  non dovete fare altro che rendervi conto di tutte le situazioni in cui giudicate, e ognuno a seconda delle tendenze della personalità ne avrà di proprie, notando quando ci si confronta agli altri sentendosi in alcune situazioni migliori e in altre peggiori.
 Darsi il permesso di esperire anche le emozioni che si vivono in quel momento, ad esempio: orgoglio/ piacere quando ci si sente superiori, vergogna/inadeguatezza quando ci si sente inferiori. Esperire, non negarsi, le emozioni per imparare a gestirle e non identificarsi più con esse.
 Ne uscirete persone più libere e più forti.
Psicologa Antonella Consoli
Studio privato in provincia di Catania
3465788897
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