L’antidoto per l’insoddisfazione cronica è il sublime

L’uomo è il mezzo attraverso il quale la sua natura esprime se stessa.

Nella storia questo concetto è stato raccontato in molte forme.

Per Schopenhauer questa spinta è la volontà. L’uomo non può conoscere o controllare direttamente la volontà, ne percepisce solo le sue rappresentazioni, cioè il fenomeno della volontà.

Freud parla di pulsione sessuale per intendere la stessa cosa. Nell’inconscio, al di fuori dalla consapevolezza, queste forze lavorano e costringono l’uomo a mettere in atto dei comportamenti compensatori.

Nel saggio “Il gene egoista”, il biologo Richard Dawkins sposta l’epicentro dell’origine dei comportamenti umani dall’individuo al gene. Sarebbero infatti i nostri geni a lottare per la loro sopravvivenza, motivando inconsapevolmente le nostre azioni.

Il minimo comune denominatore di queste filosofie è la necessità umana di agire sotto la spinta di qualcosa di non accessibile alla coscienza.

insoddisfazione cronica

Questa legge non è esclusiva dell’uomo, ma governa ogni cosa. Il diamante dovrà sviluppare la sua struttura secondo una precisa disposizione geometrica impostagli dalla natura. Il girasole dovrà ruotare il suo gambo per seguire il tragitto del sole. La rondine dovrà fare il nido per deporre le uova.

Minerali, vegetali, animali ed esseri umani, su ogni cosa regna la volontà della natura.

Esiste però un’enorme differenza tra l’uomo e un sasso. L’uomo sa di volere, il sasso no.

Le molecole del sasso si cristallizzano secondo la volontà della natura, subendo come unico compromesso lo scontro contro la volontà della natura di un altro sasso che sbarra loro la strada, e lo costringere a fermare la sua cristallizzazione o deformarla.

L’uomo che dalla sua natura è spinto ad amare, invece, sa che vuole amare proprio quella donna e sa anche perché: gli occhi, i seni, la risata, il carattere, il modo in cui si prende cura di lui. I motivi coscienti non sono mai i motivi della natura, ma l’uomo è consapevole di sé, quindi inventa dei motivi a lui accessibili per giustificare il suo desiderio. 

L’origine dell’insoddisfazione cronica è proprio il desiderio.

Il desiderio nasce dalla necessità di ubbidire alla volontà naturale e di evolvere continuamente il nostro stato.

Ad esempio, se ho sete la volontà naturale mi impone di dissetarmi e fin quando non avrò bevuto sarò insoddisfatto. Ma una volta trovata l’acqua, la soddisfazione (felicità) durerà giusto il tempo di aver vuotato il bicchiere. Una volta risolta questa richiesta, la natura mi imporrà un nuovo desiderio da soddisfare e quindi una nuova insoddisfazione. Ad esempio, vorrò sedermi, quindi sarò insoddisfatto fino a quando non avrò trovato una sedia o un divano.

La nostra quotidianità è costellata di desideri da soddisfare. Farlo può essere facile, come negli esempi oppure molto difficile, ma mai sarà possibile trovare la soddisfazione definitiva. L’unico modo sarebbe eliminare la volontà della natura, non essere più schiavi della nostra biologia o del nostro inconscio. Ma la condizione in cui non la natura smette di esprimersi attraverso il nostro corpo corrisponde alla morte.

Per questo motivo siamo naturalmente destinati all’insoddisfazione cronica.

Esiste una scappatoia. È vero che non si può impedire che la natura manifesti se stessa attraverso il nostro corpo, però possiamo momentaneamente metterla a tacere, distrarci. Per farlo dobbiamo salire a un livello più alto rispetto alla nostra natura umana. Dobbiamo carezzare il sublime.

Sono le vette della creatività umana che possono farci dimenticare per qualche istante la nostra natura: l’arte, la musica, la letteratura. Quando sei in camera e ascolti un brano capace di svuotare la tua testa da ogni bisogno. In quel momento non sei insoddisfatto perché la tua natura di uomo l’hai abbandonata al piano di sotto.

La natura stessa può farci dimenticare la nostra natura umana, quando ci colpisce con più forza: un paesaggio maestoso, un corpo bellissimo, il volo perfetto di un uccello. Quella quiete che spero tutti abbiano avuto o avranno la fortuna di percepire alla vista di un dettaglio anatomico della persona che amano. Ad esempio quando ti incanti a guardarle l’incavatura del collo, e nel tuo sguardo non c’è niente di sessuale ma solo il bello per il bello, il sublime. E allora dimentichi la tua natura di uomo e non hai bisogno di niente.

Poi la vita ricomincia sempre. L’eterna rincorsa alla soddisfazione dei propri desideri riparte. Ma porti dentro quegli istanti dove tutto è stato assolutamente perfetto. 

 

Bibliografia

Arthur Schopenhauer (1819), Il mondo come volontà e rappresentazione.

Richard Dawkins (1976), Il gene egoista.

Sigmund Freud (1920), Al di là del principio del piacere.