L’ALFABETIZZAZIONE EMOZIONALE A SCUOLA

A scuola oggi si continua a basare gli interventi esclusivamente su un obiettivo stabile che è il rendimento scolastico, tralasciando l’integrazione di aspetti cognitivi, emozionali e sociali.
L’evoluzione nel corso degli anni del concetto di identità con cui si sono ritrovati e si ritrovano a dover fare i conti bambini ed adolescenti porta inevitabilmente la scuola a dover fronteggiare i problemi di natura emotiva e relazionale che affliggono gli studenti: ansia, insicurezza, somatizzazione, iperattività, bullismo, comportamenti problema, scarsità di strumenti e risorse proprie.
Da questa necessità nelle scuole americane già da un bel po’ di anni, ed in Italia da qualche anno, si sono diffusi percorsi di alfabetizzazione emozionale partendo dal concetto di intelligenza emotiva.

L’alfabetizzazione emozionale è un tipo di intervento educativo attraverso il quale si promuove il benessere socio-emozionale dell’individuo. Ciò avviene grazie all’insegnamento di abilità che aumentano la resistenza dell’individuo di fronte ai problemi cognitivi, sociali ed emotivi affinché egli riduca al minimo comportamenti disadattativi. Si tratta di sviluppare le abilità di saper esprimere e saper riconoscere le proprie ed altrui emozioni ed imparare a gestirle con competenza ed intelligenza emotiva.

Ma cosa sono l’intelligenza emotiva e la competenza emotiva? Quando parliamo di competenza emotiva ci riferiamo “all’insieme delle abilità pratiche necessarie per l’auto-efficacia dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni” (Saarni, 1999). Quando invece ci riferiamo all’intelligenza emotiva stiamo parlando di un costrutto legato alla competenza emotiva: “l’abilità di percepire accuratamente, valutare ed esprimere l’emozione, di accedere e/o generare emozioni quando esse facilitano il pensiero, di comprendere le emozioni e regolarle per promuovere una crescita emozionale intellettuale” (Mayer e Salovey, 1997). Quindi tutto ruota intorno alle emozioni che vengono interpretate e trattate con intelligenza che non sia solo logica fredda e astratta ma una combinazione armonica di diverse capacità.

Grazie ad un processo di apprendimento emozionale che sta alla base dell’alfabetizzazione emozionale un bambino riesce a riconoscere e gestire le proprie emozioni, inoltre egli sviluppa la capacità di entrare in una relazione empatica con l’altro comprendendone e considerandone la prospettiva. Allo stesso tempo la sicurezza data dalla conoscenza e dalla consapevolezza di poter gestire le proprie emozioni in modo costruttivo gli permettono di porsi degli obiettivi e trovare le strategie per raggiungerli, identificare e risolvere i problemi. Infine la conoscenza dell’alfabeto emozionale e la consapevolezza di ciò che si prova incrementa la motivazione ed il rafforzamento di tutti quei processi cognitivi che stanno alla base di una buona resa scolastica, come memoria ed attenzione.

In ambito scolastico è necessario che l’alfabetizzazione emozionale venga inserita all’interno di un progetto affinché vi siano delle linee di intervento e di approccio comuni e condivise, ma soprattutto siano presenti il monitoraggio periodico e la valutazione finale, poiché attraverso questi strumenti si può valutare l’efficacia dell’intervento e la direzione da scegliere nel prosieguo delle attività. L’ambito di utilizzo dei percorsi di alfabetizzazione emozionale è enorme e va dalla sensibilizzazione su patologie particolari alle gravidanze precoci, all’abuso di alcol e droghe, ecc.

In Italia poche sono le realtà in cui si attua questo tipo di intervento e si tratta perlopiù di situazioni sperimentali e di ricerca. Si tratta di interventi che mirano a promuovere l’autostima, l’auto-efficacia, la competenza emotiva e le abilità sociali dei bambini e non solo (genitori, insegnanti, personale scolastico); ma l’intento di questo tipo di intervento è anche quello di rimodulare il dialogo interno del bambino attraverso un processo di ristrutturazione cognitiva rivolta al cambiamento. Poiché gli studi hanno dimostrato che i ragazzi coinvolti a vario titolo nel bullismo mostrano lacune in ambito emotivo, soprattutto nel riconoscimento delle emozioni, molti interventi sono stati focalizzati proprio sulla prevenzione di comportamenti a rischio come il bullismo o i comportamenti problema che interferiscono col benessere psicologico e quindi con l’apprendimento in età scolare. È noto infatti che i bulli presentano carenze nella relazione empatica, cioè nel percepire e riconoscere le emozioni e gli stati d’animo altrui, cioè anche se sanno riconoscere le emozioni altrui le utilizzano a proprio vantaggio per fare del male e dominare. Al contrario le vittime presentano una buona comprensione empatica ma una scarsa capacità di riconoscimento delle emozioni altrui e difficoltà di comunicazione emozionale.
I modelli sviluppati nelle scuole italiane mirano, come detto, a promuovere nei bambini le principali abilità empatiche cioè riconoscere e discriminare le emozioni, diventarne consapevoli ed assumere il punto di vista dell’altro.

In conclusione, lo sviluppo di percorsi di alfabetizzazione emozionale, attraverso interventi specifici mirati al riconoscimento ed alla discriminazione delle diverse emozioni permette un miglioramento di questa capacità insieme al riconoscimento più immediato delle espressioni facciali a valenza negativa come il disgusto o la tristezza. Ciò è sicuramente positivo poiché essendo difficile per i bambini riconoscere le emozioni negative attraverso le loro espressioni facciali, con un processo di alfabetizzazione emozionale si possono insegnare queste caratterizzazioni con utilissime ricadute per i bambini in ambito emotivo e relazionale soprattutto nei casi di bambini a rischio e con difficoltà di adattamento sociale.
Associare a questi interventi anche attività espressive come il disegno, oltre che favorire l’individualità del bambino permette di avere un feedback sul lavoro svolto. Pertanto gli interventi di alfabetizzazione emozionale rappresentano sicuramente un promettente ambito di intervento della psicologia nella scuola poiché possono andare ad integrare diversi aspetti delle esigenze degli alunni: emotive, sociali, cognitive, relazionali.

Per approfondire:
A.M. Corso, E. Menesini “L’alfabetizzazione emozionale. Valutazione di un percorso realizzato nella scuola primaria” in “Psicologia e scuola” anno 29°, Mar-Apr 2009, n.2, pp.15-21

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta