Gli occhi dei bambini: l’imitazione

Il mondo dei bambini è una dimensione che risente moltissimo dell’influsso del mondo degli adulti. Quante volte ci rendiamo conto troppo tardi di come il nostra comportamento abbia influenzato il piccolo spettatore presente? Quante volte sentiamo loro dire: “Voglio essere come te, papà!”. Queste semplici affermazioni rivelano in realtà un significato profondo: noi siamo esempio. Per i bambini il proprio genitore rappresenta ci che di più perfetto esiste al mondo. Vogliono eguagliarlo, essere addirittura più forti e più bravi di lui. Nel momento in cui un adulto agisce in presenza di un bambino deve perciò pensare che è come se il bambino affermasse: “Io ti sto osservando”. Prendiamo quindi cinque minuti della nostra giornata per vedere ciò che facciamo e come lo facciamo. Che tono usiamo? Che gesti? Quanto sappiamo di ciò che insegniamo ai bambini nel momento in cui non sappiamo di insegnare?

L’apprendimento imitativo

L’imitazione è innanzitutto un processo cognitivo che agisce su due piani: conscio ed inconscio. Lo psicologo svizzero Jean Piaget aveva già osservato come i piccoli imparino in fretta a rispondere per imitazione già a due mesi. Più crescono più si specializzano nel loro imitare.   Bandura fu di certo lo studioso più importante in questo campo. L’apprendimento imitativo è a carattere sociale e avviene senza bisogno di ricorrere a un rinforzo diretto poiché si basa su in principio di somiglianza nei confronti di chi svolge la funzione di “modello”. I piccoli conservano le sue esperienze visive nella memoria ed esse torneranno fuori nei momenti in cui si presenterà una situazione simili a quella che ha osservato. La persuasione, infatti, è molto più potente attraverso le azioni e l’esempio diretto piuttosto che attraverso le parole. Allo stesso modo ha molta importanza l’ambiente in cui un individuo cresce e si sviluppa. Esperimenti su gemelli omozigoti hanno dimostrato che una volta diventati adulti essi presentano una personalità diversa solo in base al luogo in cui sono cresciuti. I comportamenti che vediamo intorno a noi, dunque, ci influenzano. Gli adulti devono imparare a controllare se stessi e lavorare prima di tutto sul proprio Io per poter iniziare ad educare in modo positivo. Se il bambino si troverà di fronte una persona sicura di sé, che sa controllare il suo stato emotivo, che sa come superare i problemi che incontra, non solo si sentirà maggiormente al sicuro e fiducioso, ma imparerà automaticamente tutta una serie di comportamenti che saranno per lui utilissimi nella vita quotidiana.

Non si imita soltanto la realtà

Lo stesso meccanismo di imitazione avviene anche con i libri o con i film. Un bambino che ancora sta imparando a crescere non riconosce del tutto la differenza tra realtà e finzione e per questo potrebbe crescere con un’idea errata di alcuni concetti. Può sviluppare comportamenti aggressivi solo perché li ha visti in televisione o usare parole inappropriate ascoltate in un reality. Il genitore o l’insegnante dovrà prestare attenzione non solo al suo esempio, ma anche a tutti quelli che il bambino trova intorno a sé. Dovrà avere la capacità di insegnargli a distinguere quelli positivi da quelli negativi e dovrà saperlo allontanare dai contesti negativi in cui potrebbe assistere ad azioni mostruose che lo influenzerebbero. Le azioni che compiamo, perciò, sono un banco di prova per il bambino. I gesti, il modo di muoversi, camminare, alzare la voce, colpiscono il bambino e scavano nella sua attenzione restando impressi giorno dopo giorno. Un bisogno fondamentale dell’uomo è quello di essere accettati e quindi un aspetto delicato e fragile che merita attenzione cioè che l’imitazione è in se segno di equilibrio, di necessità di essere “uguale a..” per definire poi se stessi. Gli adulti e il rapporto con loro determinano infatti la base per crescere, per comprendere la differenza tra giusto e sbagliato, per stabilire relazioni sane.

Risulta, dunque, di fondamentale importanza la capacità degli adulti di indirizzare i loro comportamenti in vista dell’apprendimento che i piccoli ne faranno. Dobbiamo essere in grado di criticare noi stessi, di correggerci, per rendere la vita un po’ meno faticosa ai nostri piccoli.