GENITORI SEPARATI E RUOLI

Si giunge ad una separazione per molteplici motivi: incomprensioni, litigi, atteggiamenti di uno dei partner come la pigrizia o la rigidità, ma alla base c’è sempre una mancanza di comunicazione. A farne le spese (soprattutto nei primi tempi) sono i figli che devono rimodulare i propri comportamenti e i ruoli genitoriali. Essi portano fuori irrequietezza e malessere a casa quanto a scuola. Non sempre riescono a fronteggiare la nuova situazione: a volte sono coccoloni, altre volte nervosi oppure si mostrano ottimi consolatori (spesso con le mamme) ma in altre occasioni rispondono male all’uno o all’altro genitore, facendo emergere frustrazione ed odio.

Purtroppo non ci sono separazioni serene, soprattutto quando ci sono di mezzo figli preadolescenti o adolescenti. Si scatenano il più delle volte tifoni emotivi interni ed esterni che non sempre appaiono in modo evidente. Alcuni ragazzi esprimono in modo violento verso uno o entrambi i genitori la loro rabbia che nasce dalla delusione, il dolore, il risentimento. Altri trasferiscono questi sentimenti in altri ambiti come la scuola, il rispetto delle regole, ecc.
Inoltre la separazione dei genitori porta gli adolescenti ad attaccare mamma e papà, rinfacciando errori ed accusando uno o entrambi. Anche quando i ragazzi tentano di rimanere fuori da certe dinamiche legate alla separazione, non possono fare a meno di dare giudizi ed attribuire colpe.
I figli spesso divengono i depositari dei sentimenti dell’uno o dell’altro genitore, ma soprattutto di colui che si sente più ferito solidarizzando con il genitore più sofferente che spesso, ma non sempre, è la madre.

I figli, maschi o femmine che siano, sviluppano verso la madre un atteggiamento consolatorio, difendendola e spingendola a reagire all’abbandono anche criticandola. D’altro canto però rimangono colpiti se ella ha manifestazioni di rabbia nei confronti del coniuge assente. Non sopportano le sue recriminazioni e reagiscono con violenza. È un continuo di risposte e comportamenti ambivalenti e contraddittori: passano confusamente dalla protezione del genitore sofferente all’irritazione verso le sue lamentele e le sue accuse. Infine, se non si modulano velocemente gli assetti e il figlio trascorre periodi di tempo abbastanza lunghi con il genitore che è andato via, questa sofferenza aumenta ed il malessere con essa.

È necessario proteggere i figli dai propri sentimenti, soprattutto quelli più distruttivi, come la rabbia, la delusione e il senso di fallimento. Non bisogna rinunciare al proprio ruolo di madre o di padre nell’erronea convinzione di entrare in conflitto con loro. Diventa fondamentale mantenere un dialogo tra i coniugi attraverso l’aiuto di persone preparate, professionisti che aiutino nella mediazione comunicativa necessaria in una famiglia che non è più una famiglia, ma è composta da singoli individui che hanno un legame tra di loro.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta