GENITORI E FIGLI. LE VACANZE ESTIVE SERVONO A RICARICARE LE PILE

Viene spesso da chiedersi se tre mesi di vacanze estive non siano troppi nella convinzione che i bambini torneranno a scuola avendo perso quelle capacità acquisite durante l’anno scolastico. D’altro canto qualcuno si chiede invece se sia il caso di sovraccaricare gli studenti durante tre mesi di meritato riposo di tanti compiti da svolgere. È chiaro che se ci poniamo dal punto di vista di chi è costretto per circa nove mesi al grigiore delle aule e dei mesi invernali, la cosa cambia totalmente ed ecco che tre mesi, in cui le giornate sono scandite da ozio e rilassatezza sono anche pochi. Non ci sono routine, il tempo non è contraddistinto da campanelle o obblighi di studio.

La considerazione di molti genitori che tre mesi siano troppi li porta ad interrogarsi sul fatto che forse sarebbe più opportuno scaglionare diversamente i giorni di vacanza nei circa 200/220 giorni di scuola che caratterizzano la frequenza scolastica nell’Unione Europea. Nel nostro ciclo scolastico la fine di ogni anno è rappresentata dal superamento dello stesso e la conseguente immissione in un nuovo ciclo e un nuovo programma didattico. Un periodo così “lungo” di vacanza può essere utile a segnare il passaggio tra un prima e un dopo permettendo a tutti di ricaricare le pile, insegnanti ed alunni. Si potrebbe pensare, come avviene in alcuni paesi ad un periodo di vacanza tra gennaio e giugno, le cosiddette “vacanze invernali”, per rallentare concentrando le vacanze estive tra luglio ed agosto. Bisogna però in questo caso considerare anche le necessità dei genitori che lavorano e non hanno dove “piazzare” i figli.

Inoltre non va sottovalutato l’aspetto climatico del nostro paese che vede nei periodi primaverili/estivi, temperature che poco invogliano allo studio nelle ore pomeridiane più adatte al riposino. La paura di molti genitori che i figli disimparino in estate ciò che hanno appreso durante la scuola è infondata. Innanzitutto alcune abilità, come la lettura, una volta apprese difficilmente verranno perse. Si potrebbe essere meno allenati, ma il cervello tornerà rapidamente sulle sue buone capacità riprendendo a leggere e poi, con i “compiti per le vacanze” sicuramente lo studente manterrà una dimensione adeguata e legata alla scuola.

È utile stimolare i figli in questo periodo portandoli a mettersi alla prova non solo nello studio, ma anche in altre attività che durante il periodo scolastico non possono essere perseguite. Questo periodo deve essere visto anche come momento di responsabilizzazione e sono proprio i compiti delle vacanze a fornire lo spunto necessario. Infatti spesso i ragazzi e le ragazze si riducono all’ultimo momento per svolgerli rovinandosi, e rovinando a chi gli sta intorno, gli ultimi scampoli della vacanza. Favorire da un lato l’autonomia, ma essere direttivi da un altro, è importante per far sì che i figli comprendano la necessità di prendersi delle responsabilità, così come è necessario recepire che i ragazzi sentono di doversi scaricare dell’ambiente scolastico e di dedicarsi alle loro passioni anche perché la vita va avanti, compiti o non compiti.

Cercare in questi mesi di migliorare il rapporto con i propri figli dovrebbe essere un must per i genitori. Coinvolgerli in attività che piacciano a tutti potrebbe essere uno sprono per i figli con cui costruire una relazione che li porti a mettersi in gioco e, perché no, in cui inserire anche l’esecuzione dei compiti pianificandone insieme lo svolgimento in vista del successivo anno scolastico.
Confrontarsi con i propri figli in un ambiente mentalmente tranquillo e sereno è il punto di partenza per avere la loro fiducia e sviluppare la buona relazione genitoriale.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta

 

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