Il dinamismo psichico della polarità

INTRODUZIONE.

Quello della polarità è uno dei concetti più fraintesi e malamente descritti nella maggioranza dei testi che ne parlano. Trattandosi di un concetto fondamentale tanto per la salute psichica quanto in ogni eventuale cammino di crescita interiore (e spirituale), con questo articolo intendo fare chiarezza e riportare ordine rispetto a questa tematica.

RIDEFINIRE … LE DEFINIZIONI.

Cominciamo dalle basi: cosa deve intendersi per “Polarità”? Per me la definizione migliore è questa: una oscillazione ritmica tra due poli apparentemente opposti ma sostanzialmente complementari. A monte ci sono due qualità, o caratteristiche, che sembrano opposte (come ad esempio: maschio/femmina, duro/morbido, secco/umido); a ben vedere, però, queste caratteristiche sono meglio definibili come complementari perché suscettibili di una feconda interazione in virtù:

1)  dell’appartenenza ad una medesima categoria esistenziale e semantica (maschio e femmina sono i due generi sessuali dell’essere umano, come anche di molti altri animali; duro e morbido appartengono alla sfera della fisicità materiale; secco e umido si riferiscono alle percezioni sensoriali legate alle condizioni metereologiche);

2)  del fatto che il loro alternarsi (secco/umido), o in alcuni casi integrarsi (maschio/femmina), è ciò che produce l’equilibrio necessario a tutelare o a propagare la vita.

L’errore di base compiuto nella stragrande maggioranza dei testi che descrivono la polarità è quello di definire i poli in interazione come <<opposti e complementari>>, senza andare a specificare che l’opposizione è solo apparente e che invece l’aspetto sostanziale della faccenda è quello della complementarità. Ma c’è di più: un’altra scelta per me poco condivisibile, fuorviante come poche, è stata quella di denigrare la bipolarità arrivando addirittura ad identificarla come il cardine di un disturbo psichiatrico (vedi DSM V, come anche Edizioni precedenti). In effetti oggi la parola “bipolare” sembra quasi un insulto; eppure, Madre Natura per prima è impregnata di bipolarità sin nel midollo! Primavera/Autunno, Estate/Inverno, Giorno/Notte … ogni ciclo della Natura è bipolare, quindi è irragionevole identificare nella bipolarità un indice di patologia! Non che la Psichiatria dica stupidaggini, perché tutto quello che è stato scritto in merito al disturbo bipolare di personalità è basato sull’osservazione di un’ampia casistica e risulta fondato. L’errore è, ancora una volta, nella definizione del costrutto. Precisamente, si è definito come “Bipolarità” un qualcosa che invece non lo è. Mi spiego meglio: le persone affette dai vari tipi di disturbo bipolare della personalità sono accomunate dal vivere  periodi di euforia maniacale alternati a periodi di depressione. Il tratto più peculiare di questa alternanza è la SCISSIONE con cui essa si verifica: nella fase di euforia, il soggetto dissocia il ricordo di quando è stato depresso ed è convinto che non gli accadrà mai più; nella fase depressiva, perde ogni speranza di potersi ancora entusiasmare per qualcosa e gli sembra di non essere mai stato felice. Ciò significa che ogni polo, quando si accende, spegne completamente l’altro (al punto da annullarlo non solo nel qui ed ora, ma anche nella percezione del passato e nell’immaginazione del futuro). Proprio per questo, non è corretto parlare di bipolarità ma dobbiamo invece considerare questa dinamica come una MONOPOLARITÀ ALTERNATA, ben diversa dalla bipolarità fluida presente in Natura! Laddove quest’ultima consiste in una danza ritmica tra due poli, i quali pur alternandosi nella guida del ballo continuano a guardarsi negli occhi per tutta la sua durata, la monopolarità alternata è invece un incontro di pugilato dove ogni polo, a turno, mette KO il polo complementare e reclama per sé tutto il ring.

UN ESEMPIO IN NATURA: IL CICLO GIORNO/NOTTE: sebbene di giorno la luce prevalga, ovunque essa vada genera ombra; sebbene di sera il drappo dell’oscurità ci avvolga, restano in cielo i candidi fari di stelle e luna. Dunque nessuno dei due poli, anche nel suo momento di massima potenza espressiva (mezzogiorno/mezzanotte), soffoca l’altro.

LA MONOPOLARITÀ ALTERNATA DEL MANIACO/DEPRESSIVO: in fase maniacale c’è la soppressione di ogni dubbio, turbamento interiore e dispiacere; in fase depressiva c’è l’annientamento di ogni entusiasmo e della capacità di provare piacere.

Come si vede, stiamo parlando di due approcci completamente diversi alla polarità insita nella vita: una sana e naturale bipolarità e una monopolarità alternata (patologica sia per gli eccessi che produce, che in quanto innaturale).

LA GESTIONE DELLA POLARITA’.

A questo punto, avendo acquisito chiarezza  in merito alla corretta definizione di POLARITÀ, ed essendoci resi conto che la BIPOLARITÀ è un fatto naturale e per nulla patologico, possiamo facilmente intuire come approcciarci alle alterne tempeste della vita: la chiave è vivere sino in fondo ogni polo quando lo tocchiamo, senza però rinnegare o dimenticare il partner momentaneamente sullo sfondo; quando lo sfondo tornerà figura, e la figura sfondo, ovvero quando i poli si alterneranno alla guida della danza incessante che conducono (Vita), non dobbiamo fare altro che continuare ad offrire la nostra presenza partecipe e attenta.

Come in ogni ballo, alcune figure ci piaceranno più di altre; è inevitabile. Stiamo però attenti a non distogliere lo sguardo da quelle che ci offrono uno spettacolo sgradito, perché solo dandoci una chance di entrarci dentro, di abitarle, di vivere dunque i poli che ci incutono timore, possiamo arrivare a conoscerci davvero … e magari trovare amiche intime in quelle emozioni da cui ci difendevamo. Facendo questo, possiamo riprodurre in noi stessi ciò che in Natura accade spontaneamente: il ritmico e armonico alternarsi dei poli che si fronteggiano e completano l’un l’altro. Come Alchimisti, possiamo edificare una vivificante bipolarità che ci metta in condizione di attingere a tutte le nostre risorse: tanto quelle cui siamo più avvezzi (i poli che solitamente preferiamo), quanto quelle ancora ignote o scarsamente utilizzate (i poli che invece, sinora, abbiamo trascurato cedendo alle paure e all’abitudine). Dunque la chiave del dinamismo psichico è l’accettazione di entrambi i poli (variabili in base a contesti e situazioni) che lo caratterizzano, e il suo dono è una crescente ricchezza e completezza interiore. Si tratta solo di avviarci sul sentiero che la Natura ha predisposto per ogni essere vivente. Se a molti di noi ciò sembra difficile, è perché siamo cresciuti in una cultura (quella capitalistico-industriale, sempre più ibridata con il virtuale) sradicata dall’esistenza stessa, in cui l’essenziale è stato immolato al superfluo così come l’essere all’apparire.

Di questo tema mi sono già occupato in un precedente articolo (reperibile al LINK: http://psiche.org/articoli/riscoperta-corpo-come-soggetto-esistenziale/), dunque qui non aggiungo altro; ciò che invece mi preme sottolineare è come, aprendoci con umiltà all’unica insegnante infallibile (la Vita, con le sue dinamiche bipolari), possiamo armonizzarci con il flusso spazio-temporale dell’eterno divenire, anziché metterci di traverso ad esso dicendo: <<Questo sì, lo accetto; questo invece non lo concepisco>>. Il fiume del cambiamento continua a scorrere, che lo vogliamo o no; dunque la via della minore resistenza è anche quella della minore sofferenza e dello sforzo minimo; ecco perché abbiamo tutto l’interesse a seguirla.

Dottor Andrea Passeri

Psicologo, Formatore professionista e Psicoterapeuta in formazione.