La differenza tra aiutare per gioia e aiutare per dovere

aiutare per gioia

Ieri un mio collega psicoterapeuta mi ha confessato di odiare i suoi pazienti.

Niente di stupefacente, si tratta di una reazione piuttosto comprensibile. In cambio di qualche soldo questi pretendono la sua completa attenzione, grande empatia verso i loro problemi, consigli, soluzioni, insomma la sua vita. È normale che dopo un po’ di tempo lui abbia sviluppato una certa repulsione contro di loro. Anche perché i più testardi di loro si rifiutano pure di migliorare.

Ne abbiamo discusso a lungo e siamo arrivati a una discreta soluzione. Da oggi prenderà in cura solo quelli che trova simpatici. Questo dovrebbe contribuire a rendere piacevoli le ore passate insieme a loro e migliorare gli outcome terapeutici, perché un terapeuta felice è un terapeuta efficace.

Capisco che nel suo caso la scelta di discriminare possa sembrarvi opinabile e addirittura un po’ impopolare. E forse lo è. Ma voi che non siete tenuti a dare per forza una mano agli altri, perché non fate come lui?

 

Aiutare per dovere distrugge tutto

Una solida legge del comportamento umano afferma che siamo più produttivi quando siamo felici di fare quello che facciamo.

Do per scontato che non si possa fare sempre quello che si vuole. Diciamo che esistono due tipi di attività: quelle che dobbiamo fare e quelle che scegliamo di fare.

Il trucco per vivere felici e fare quello che ci tocca, magari tappandoci il naso, e poi dedicare le ore libere al nostro piacere.

Quando possiamo scegliere se aiutare o non aiutare qualcuno, dovremmo sempre chiederci prima se ci va di farlo. Perché è questo il vero altruismo, aiutare con il sorriso. Se mi sento in dovere di aiutare, senza che sia affettivamente un dovere, finirò col dare un aiuto approssimativo e farò più male che bene.

Sarà un aiuto pressapoco di questo tipo:

– Distratto: non mi coinvolge e capto solo certi elementi del grido di aiuto, quelli più semplici da affrontare

– Sommario: interverrò solo sugli aspetti pratici senza lasciare spazio per le emozioni

– Il più rapido possibile: il primo passo verso il cambiamento positivo segna automaticamente la fine del mio aiuto

– Deresponsabilizzante: dove lui non arriva io non insegno, faccio al posto suo.

Piuttosto che dare un aiuto di questo tipo è meglio lasciare perdere.

Aiutare con gioia crea benessere

Quando ero piccolo amavo giocare con i mattoncini Lego. Mio padre mi aiutava a costruire cose meravigliose ma ogni tanto non aveva voglia. Io insistevo e lui allora cedeva. La differenza tra le volte in cui voleva aiutarmi e quelle in cui voleva starsene per i fatti suoi era abissale. Nel primo caso costruivamo cose bellissime, nel secondo dei rottami senza senso.

Nella vita capita la stessa cosa.

Quando sei felice di aiutare qualcuno il tuo aiuto sarà il catalizzatore del cambiamento positivo.

Non c’è niente di male nel rifiutarsi di aiutare qualcuno, basta tenere a mente il danno che potresti commettere facendolo male.

[wdi_feed id=”1″]