DIETRO QUELLE MURA: LA VIOLENZA DOMESTICA

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA VERSO LE DONNE

Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza verso le donne, che, nella Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993, è definita come “qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata. […]”.

violenza

 

Una delle forme più comuni e più “nascoste” di tale violenza è quella domestica, che si esplicita in maltrattamenti, di varie forme, nei confronti di una donna da parte del partner. Spesso, quando si pensa a questo argomento, si fa riferimento a comportamenti lesivi a livello corporeo. In realtà sono tante le manifestazioni di violenza, alcune visibili, cioè fisiche, come le percosse, altre invisibili, psicologiche, ad esempio umiliazioni e denigrazioni. Entrambe le categorie sono ugualmente importanti: abusi fisici ed emotivi sono strettamente collegati e possono comportare conseguenze dirette o indirette sul corpo (lividi, fratture, gravidanze indesiderate nel caso di abuso sessuale, malfunzionamento del sistema immunitario) e sulla psiche (uno dei disturbi psicologici reattivi più frequenti è la depressione), favorendo anche comportamenti “di rischio” per la salute e per il benessere, come l’assunzione di sostanze o l’isolamento sociale.

Solitamente l’obiettivo sottostante dell’autore di violenza è quello di esercitare il proprio potere e il proprio controllo sulla donna (Pence e Paymar, 1993). A tal fine, come già accennato, può mettere in atto diversi tipi di comportamento:

  • aggressioni fisiche, che prevedono l’uso della forza, e abusi sessuali;
  • coercizioni, minacce e intimidazioni, tirannie che seguono la teoria dei privilegi maschili;
  • abusi emotivi, con critiche, umiliazioni e screditamenti, anche in presenza di terzi;
  • dipendenza economica, non permettendo l’accesso a risorse finanziarie e impedendo ogni possibilità di rendersi autonoma;
  • intimidazioni relative possibili conseguenze negative sui figli su persone care alla vittima;
  • minimizzazione e negazione del maltrattamento, colpevolizzazione della stessa donna.

Walker (1979) ha messo a punto un modello che spiega bene il meccanismo circolare di evoluzione della violenza, del suo susseguirsi e del suo mantenimento.  Il “ciclo della violenza” da lei individuato è composto da tre fasi, che si succedono in modo ricorsivo, in un circolo che, se non interrotto in qualche modo, non prevede fine. Gli stadi sono:

  • accumulo della tensione: la donna si sente impotente, il partner esercita su di lei controllo e potere;
  • esplosione della violenza: fase in cui la donna e i suoi figli corrono grandi rischi in quanto l’uomo perde l’autocontrollo e aggredisce, arrivando alla cosiddetta escalation;
  • luna di miele: l’uomo si pente, è preso dai rimorsi, torna ad essere affettuoso e tenero, promette che incidenti simili non avverranno mai più. Spesso la donna accetta il ritorno del compagno, a volte si fida e altre spera e basta. È però una falsa riappacificazione che si protrae fino al nuovo accumulo di tensioni e al riverificarsi del primo stadio. È bene conoscere questo passaggio perché, a parte le volte in cui la donna non riesce a opporsi per questioni economiche o riguardanti i figli, spesso sono proprio la prospettiva di possibile normalità e le attenzioni amorevoli tipiche di questo momento a legarla al compagno.

Qui si possono accompagnare ricerche di scusanti e tentativi di deresponsabilizzazione chiamando in causa fattori “esterni”, come ad esempio l’assunzione di alcool.

In occasione del 25 novembre, si è voluto accennare al problema della violenza contro le donne, parlando proprio di quegli aspetti più sommersi, subdoli, invisibili, che fanno si che le vittime rimangano intrappolate e prigioniere nelle loro stesse mura di casa.

 

Bibliografia

Pence E., & Paymar, M. (1993). Education groups for men who batter: the Duluth model. New York: Springer.

Walker, L. E. (1979). The battered women. New York: Harper e Row.