DEPRESSIONE MAGGIORE E DISTIMIA, ALCUNE DIFFERENZE

Esiste un disturbo dell’umore di cui si sente parlare sempre più spesso. Si tratta della Distimia; questa come la depressione appartiene ai disturbi depressivi dell’umore e con essa presenta delle somiglianze, ma stiamo parlando di due disturbi psicologici indipendenti che presentano pertanto delle differenze.
Prima fra tutte è la durata: la depressione maggiore ha una durata minima di due settimane (DSM V) dopo le quali è possibile effettuare la diagnosi. A differenza di questa il disturbo distimico (DSM IV-Tr) o disturbo depressivo persistente (DSM V) ha una durata molto più lunga (almeno 2 anni negli adulti, 1 anno nei bambini e negli adolescenti).

Un’altra differenza che possiamo ritrovare sta negli episodi, ossia quei periodi in cui si verifica la sintomatologia. Infatti mentre la depressione è caratterizzata dal concetto di “episodio” cioè determinato dalla presenza di due o più episodi avvenuti in momenti diversi (disturbo depressivo maggiore) o anche un singolo episodio (l’episodio stesso implica la diagnosi); nel caso della distimia invece essendo costantemente presente un senso di malessere e di tono dell’umore basso non si parla di episodio pertanto essa si configura sempre come disturbo.

L’intensità dei sintomi caratterizza un’altra differenza importante tra distimia e disturbo depressivo maggiore. Infatti nella depressione maggiore ritroviamo un’intensità dei sintomi molto forte a differenza della distimia in cui la persistenza dei sintomi è accoppiata con una minore intensità (un malessere costante sempre presente ma come “un rumore di fondo” che accompagna l’individuo).

Con la stesura del DSM V la distimia viene riconosciuta come episodio depressivo persistente pertanto, a differenza di prima (DSM IV-Tr) può essere presente nei primi due anni di distimia un episodio depressivo maggiore.
Anche nella pratica clinica ritroviamo modalità diverse di affrontare i due disturbi, soprattutto rispetto alla quotidianità ed al grado di interferenza del disturbo nella vita di tutti giorni di chi ne è affetto. Nel depresso ritroviamo senz’altro un’interferenza maggiore del disturbo che nel distimico non ritroviamo in modo eccessivo. Ad esempio anche atti semplici come alzarsi dal letto, fare la doccia o vestirsi diventano difficili da attuare per il depresso pregiudicandone la normalità di vita. Nel distimico proprio a causa di gradi diversi di persistenza del malessere nelle diverse sfere della vita può essere più facile e normale eseguire questo tipo di attività.

In sintesi e concludendo: quando ci troviamo al cospetto di una persona che porta con sé un disagio legato a vissuti negativi, senso di vuoto, “malcontento generale”, mancanza di voglia di fare, ecc. dobbiamo chiederci se ci troviamo di fronte ad una persona depressa o non soggetto distimico. L’età di insorgenza è importante e ci dà anche un’indicazione di massima. Infatti solitamente la depressione maggiore appare verso i 30/40 anni, mentre il disturbo distimico fa la sua comparsa già verso i 20 anni e si manifesta come un senso di malessere ed insoddisfazione generico che diventa sempre più persistente e costante fino a portare chi ne soffre a modificare la propria vita vedendo tutto grigio; come detto, nei primi due anni in cui è presente il disturbo può anche essere presente un episodio depressivo maggiore.

La depressione maggiore comporta sintomi più gravi e spesso più invalidanti (insonnia, bassa autostima, apatia, disperazione, rabbia) ma che a differenza della distimia sono più intensi e quindi difficilmente affrontabili.
Il malcontento generale e duraturo associato a tristezza, pessimismo, ecc. che caratterizza la distimia, a livello clinico, ci mette di fronte persone che si vedono più negative nel loro modo di essere, proprio perché la condizione dura da anni. Mentre la sintomatologia più intensa della depressione porta chi ne soffre a vedere quello come un momento, un periodo di tempo in cui si prova una forte ed intensa sofferenza.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta