Consigli per tutti gli studenti che valutano se iscriversi a psicologia

Per tutti gli studenti di quinta superiore è iniziata l’ultima manciata di mesi prima della maturità. Dopo li aspetta un coraggioso salto nel vuoto: la scelta dell’università.

Siccome il sito psiche.org e la pagina facebook Psicologia sono sempre più seguiti, capita spesso di trovare nella mail la richiesta di aiuto di qualche ragazzo o ragazza alle prese con un dilemma fondamentale, iscriversi o non iscriversi a psicologia.

Di solito le richieste cominciano con un paradosso.

Mi hanno detto che con la laurea in psicologia non si trova lavoro, però è l’unica facoltà che mi piace. Cosa devo fare?

È come se il barbiere di Russell che rade tutte le persone che non si radono da sole all’improvviso volesse sfoggiare il mento senza peli.

Io personalmente ho studiato psicologia, triennale e magistrale. Ho fatto tre anni di dottorato in psicologia clinica. Un post dottorato a Parigi come metodologo del gruppo. Ho frequentato due anni di scuola di specializzazione in psicoterapia, poi interrotta perché ho cambiato vita. Dico questo perché ho intenzione di dare dei consigli ai ragazzi in dubbio se iscriversi a psicologia e quindi devo chiarire la provenienza di questi consigli.

Lo ammetto, siccome attualmente non lavoro nella psicologia forse non sono il consigliere più indicato. Per questo voglio chiarire fin da subito che la mia è solo un’opinione. Potrei dire delle cose inesatte. In questo caso invito le persone più informate di me a correggermi nei commenti sotto il post.

Alcune riflessioni dedicate ai ragazzi incerti se iscriversi a psicologia.

Con psicologia si trova lavoro?

Secondo le statistiche di Almalaurea no. Psicologia è la laurea che crea più precari, peggio di lei solo lettere e giurisprudenza. Però questi sono numeri freddi, facciamo qualche riflessioni qualitativa.

La laurea in psicologia può indirizzare verso tre macro aree lavorative: la pratica clinica, il lavoro in azienda o la ricerca/istruzione.

Pratica clinica.

Se puntate a lavorare come dipendenti, sconsiglio la pratica clinica per 3 motivi:

– Pochissime assunzioni

– Stipendi bassi

– Concorrenza con figure professionali provenienti da altre facoltà

La strada per chi vuole fare clinica è quella di iscriversi a una scuola di specializzazione e a trent’anni aprire uno studio privato. Qui il concetto astratto di trovare lavoro si fa più concreto. Gli psicoterapeuti sono più delle persone che ne richiedono i servizi. Ma gli psicoterapeuti non sono tutti uguali, quindi ci sono quelli bravi che devono rifiutare pazienti e quelli non bravi costretti a fare altri lavori.

Nella pratica clinica è possibile sfuggire alla morsa della statistica ma per farlo bisogna essere eccellenti. Se credi molto in te stesso buttati, altrimenti pensaci bene.

Lavoro in azienda.

Questo mondo mi è oscuro. Oltre a selezione personale e cacciatori di teste, non ho mai capito bene cosa facciano gli psicologi del lavoro. Tuttavia sono quelli che trovano lavoro più facilmente. Purtroppo non so cos’altro aggiungere.

Ricerca / istruzione.

Quando ero sul punto di finire l’università sono stato sedotto dall’idea di rimanerci, per questo ho fatto il dottorato. Purtroppo fare ricerca in Italia è un lavoro precario e molto mal pagato. All’estero le cose vanno meglio, ma io non ero disposto a rinunciare agli affetti e al cibo italiano, quindi da Parigi me sono tornato qui. E ora sono più contento.

In generale dipende un po’ dalle vostre priorità. Se la priorità è mettere su famiglia restando fissi in un luogo, direi che la ricerca non fa per voi.

Altrimenti è una cosa bellissima:

– Potete studiare per tutta la vita

– Provare la sensazione di stare dall’altra parte, dal lato che giudica lo studente

– Viaggerete molto per congressi. Pagati dall’università

– Rimarrete a lavorare in un ambiente giovane

Se decido di iscrivermi, qual è il ramo della materia che dovrei approfondire?

Secondo me tutti. Con questo non voglio dire che devi diventare onnisciente, voglio solo consigliarti di non puntare tutta la tua vita su una cosa sola.

Per esempio, c’è una moda che resiste da quando mi sono iscritto io, cioè da dieci anni, che è quella di voler fare il criminologo o lo psicologo forense. Ora, è chiaro che le perizie dello psicologo sono richieste, questo però non significa che il tribunale ti dà uno stipendio fisso. Vieni chiamato come consulente quando serve. Per questo quando non servono le tue consulenze devi avere un piano B. C’è chi lavora in università, c’è chi lavora nel suo studio con pazienti clinici, c’è chi fa tutt’altro.

Il punto è questo, l’iperspecializzazione è rischiosa. Più cose impari a fare bene e più aumentano le tue chance di lavorare.

Psicologia è prestigiosa?

No, se ti iscrivi a psicologia preparati a sentirne di ogni tipo. Ecco le frasi tipiche che gli iscritti ad altri corsi di laurea mi rivolgevano durante l’università:

– La psicologia non serve a niente

– Gli esami a psicologia sono facilissimi.

– E dopo? Cosa pensi di andare a fare?

– Ti sei iscritto solo perché sono tutte donne!

– Come si può considerare seria una facoltà dove i libri hanno titoli come statistica per psicologi, fisiologia per psicologi, farmacologia per psicologi, biologia per psicologi? Sembra che vi facciano i sussidiari come alle medie. Perché non studiate quelle materie dai manuali ufficiali?

– Non si può capire Freud senza una base di filosofia.

– Non si possono capire le neuroscienze senza una base di biologia, chimica e anatomia.

– Non si può capire la metodologia senza una base di matematica.

E tante altre. In tutte queste ovviamente c’è un fondo di verità, ma chi se ne frega, l’importante è come uno le cose le fa. Certo è che quando racconterete in giro che studiate psicologia le reazioni saranno principalmente due. Qualcuno vi chiederà perché non avete fatto una facoltà seria, qualcun altro vi chiederà se siete in grado di interpretargli un sogno.

Con la triennale trovo lavoro?

Con la triennale trovi gli stessi lavori che potresti trovare senza laurea. A meno che tu non sia così bravo a venderti da convincere qualcuno dell’utilità di quei tre anni. Ma in questo caso la tua è una dote innata e nella vita potrai fare quello che vuoi.

Devo per forza specializzarmi?

Per rispondere a questa domanda ti rimando a un articolo già pubblicato su Psiche dove parliamo delle differenze tra psicologo e psicoterapeuta.

È difficile lavorare con le persone problematiche?

Sicuramente è molto più difficile di quanto si vede nei film. Con questo intendo dire che difficilmente tra vostri pazienti ci sarà Woody Allen, è più probabile che siano persone con cui è fastidioso parlare.

Prima di intraprendere questo percorso di studi, sopratutto per quelli orientati alla pratica clinica, è bene abbandonare ogni forma di romanticismo.

Ci sono diversi tipi di pazienti.

Quelli che affrontano la psicoterapia per moda, che soffrono qualche turbamento interiore ma in generale funzionano bene nella vita. Hanno un lavoro, una famiglia, una stabilità a cui semplicemente manca qualcosa.

Quelli che sono al collasso della loro umanità. Persone coinvolte in relazioni distruttive, che frequentano ambienti disgustosi, distaccate dalla realtà, pericolose per la loro incapacità di controllare se stessi.

Quelli che hanno subito traumi fisici e ora devono recuperare alcune abilità.

Quelli i cui problemi sono causati dalla genetica.

Fare lo psicologo non è andare al bar e chiacchierare con un amico per cercare di risolvere il suo problema. Fare lo psicologo è cercare di esaltare le briciole di umanità rimasta dentro persone che hanno perduto tutto.