Le conseguenze dell’indifferenza

Nel continuum emozionale del polo positivo al polo negativo, l’indifferenza si colloca esattamente nel mezzo e rappresenta la neutralità. Indica la condizione in cui una persona, una situazione, un animale o un oggetto non ci attivano né positivamente né negativamente.

Nei rapporti umani l’indifferenza è comunicativa tanto quanto le emozioni positive o quelle negative. Ad esempio, quando siamo vittime dell’indifferenza altrui questo generalmente ci causa dolore.

Cosa significa indifferenza

Quando pensiamo a una persona indifferente pensiamo a qualcuno distaccato, freddo, insensibile, chiuso, per nulla empatico. Insomma, tutti aggettivi che delineano una condizione di asocialità.

Possiamo volontariamente simulare indifferenza esattamente come possiamo fingere gioia o dolore. Come tutte le emozioni, anche l’indifferenza vive su due livelli distinti, quello comportamentale, cioè i nostri atteggiamenti manifesti, e quello cognitivo, cioè quello che proviamo nella nostra intimità psichica. Possiamo comportarci come se non ce ne importasse nulla ma dentro essere un vulcano in eruzione, oppure possiamo fignere interesse per qualcuno che non ci comunica più nulla. Ovviamente il comportamento e quello che proviamo possono anche essere coerenti.

 L’indifferenza è uno strumento di comunicazione potentissimo

Le relazioni umane si basano sul passaggio di informazioni partendo dall’assunto di Paul Waztlawick che è impossibile non comunicare. L’indifferenza comunica se stessa attraverso l’accettazione passiva degli argomenti dell’altro. In questo senso diventa una forma di violenza.

Chiariamo meglio questo meccanismo.

Quando qualcuno vuole aggredirci verbalmente, ci rovescia addosso una serie di argomenti a nostro sfavore. Si può reagire affrontando quegli argomenti. Ad esempio, se vengo accusato di essere pigro, comincerò a spiegare perché questo non è vero. Nel momento in cui mi faccio carico della necessità di rovesciare le tesi del mio interlocutore, non faccio altro che avvalorare quelle tesi. Nella sua testa pensa di avere centrato il bersaglio perché mi costringe a dibattere su un argomento stabilito da lui. In quel momento è il capo della comunicazione, non importa quali argomenti userò per difendermi.

Se invece rispondo con indifferenza, cioè mi lascio scivolare addosso le accuse, lui avrà perso, perché l’argomento che ha scelto per cominciare la lotta ha fallito. Nella sua testa penserà di non avere il potere di farmi comunicare.

In verità sto comunicando un messaggio molto chiaro, inutile che ti sforzi tanto, non hai alcun potere su di me!

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