Condividere il proprio pensiero sui social network

A volte nel mondo succede qualcosa che non ti permette di girare la testa dall’altra parte. Sei obbligato ad accorgerti di quanto è accaduto e a reagire.

Ognuno con le sue modalità, con i suoi mezzi e con la sua sensibilità – perché, per fortuna, non siamo tutti uguali e non la pensiamo tutti allo stesso modo – il pensiero collettivo confluisce attorno a quel fatto di cronaca.

Il mezzo più utilizzato per comunicare nella nostra epoca sono i social media. Ed è proprio lì che la maggior parte delle persone si ritrova per condividere il proprio pensiero e scoprire quello degli altri.

Le opinioni degli altri possono farti indignare, trovarti d’accordo, essere incomprensibili o scontate. Non importa, qualunque sia il caso, l’opinione che leggiamo su facebook, twitter o in qualsiasi altra rete sociale è un comportamento. Come tutti i comportamenti ha una motivazione che l’ha generato e sostenuto.

Quando ieri sono andato a cercare la reazione della rete di fronte agli inauditi fatti di Parigi ho pensato che più interessante dei commenti fosse il motivo da cui nascevano. Credo che analizzare il perché una cosa venga scritta su facebook sia più interessante di leggere cosa c’è scritto.

In seguito a questa riflessione ho stilato una lista di motivazioni primarie capaci di giustificare la presenza della maggior parte dei commenti sui social, scritti dopo gli eventi di Parigi.

pensiero sui social network

#1 Lavoro.

Consideriamo prima di tutto quei commenti scritti da giornalisti o altre persone pagate per diffondere un’opinione sui social. Molti di questi non commenterebbero proprio se non fossero pagati per farlo.

#2 Ruolo sui social.

All’interno dei social network esistono i cosiddetti “influencer”, cioè persone la cui opinione vale in virtù del fatto che viene letta da molte persone. Siccome la popolarità social è imprevedibile, può essere che alcuni “influencer”non siano preparati a esprimersi su determinati concetti. Tuttavia il loro ruolo sui social li obbliga a commentare sempre.

#3 Popolarità social.

I social network sono strutturati per mettere in risalto determinati flussi di argomento. Questo implica che se tutti parlano di qualcosa, parlare di quella cosa dà all’utente una maggiore visibilità. Chi cerca di aumentare il proprio numero di lettori sui social deve commentare per forza i grandi eventi, di qualunque natura essi siano.

#4 Appartenenza a qualcosa.

Le persone schierate con una determinata linea di pensiero – i politici per esempio ma non solo – commentano sui social per ribadire la propria appartenenza con chi la pensa come loro e allontanare chi la pensa diversamente.

#5 Emotività.

C’è anche chi commenta con il cuore, non con la testa. I social network hanno invaso la vita di alcuni di noi in modo totale. Infatti esistono persone per cui commentare su internet è diventato un gesto inconsapevole di risposta a una situazione, come arrossire. Tutta la meccanica del prendi lo smartphone, accedi al tuo social, scrivi e invia diventa un processo automatico.

#6 Auto celebrazione.

L’egocentrismo o il narcisismo ti portano a sopravvalutare la tua importanza in un contesto. Questa tipologia di persone condivide il proprio pensiero sui social network perché è convinta di avere un punto di vista migliore di quello degli altri, e per questo motiva verrà amata.

#7 Simbolismo.

Quando si verifica un evento come quello di Parigi, sui social vengono promossi una serie di gesti simbolici per esprimere la vicinanza alle vittime. Per esempio, cambiare la proprio foto profilo con i colori della bandiera francese o sostituirla con la scritta je suis Charlie, sono azioni puramente simboliche, come accendere un lumino in chiesa.

#8 Storia individuale.

Ci sono motivazioni che non è possibile rilevare perché appartengono alla sfera privata dell’individuo. Per questo non possono essere comprese dall’esterno.

 

Per concludere, esiste un aspetto paradossale della comunicazione sui social, inedito rispetto alla comunicazione dal vivo. Sui social il silenzio non è comunicativo. Quando non esprimi la tua opinione, semplicemente non esisti. Nella comunicazione reale il silenzio è pieno di argomenti, di motivazioni e di messaggi per il tuo interlocutore, sui social no.

Questo impasse causa un comportamento paradossale: utenti che commentano sui social invitando a non commentare sui social. Per esempio leggiamo utenti scherzare sul fatto che un like non salverà nessuno o che di fronte a certe cose la migliore risposta è il silenzio.

Mi si nota di più se commento o se non commento? Sicuramente la prima. Però, non è detto che sia necessario farsi notare.