BULLISMO E CYBERBULLISMO: COSA FARE?

Sempre più paesi in Europa si stanno dotando di norme specifiche per il contrasto e la prevenzione dei fenomeni di bullismo e del cyberbullismo nelle scuole. Anche in Italia alcune scuole si muovono costantemente per mettere in atto strategie di difesa contro un fenomeno sempre più mutevole e sempre più diffuso.
Le azioni aggressive messe in atto all’interno dei gruppi di pari in cui si evidenzia uno squilibrio di potere e che vengono perpetrati nel tempo con il chiaro intento di sottomettere o manipolare un’altra persona sono atti di bullismo.

Spesso questi atti di violenza psicologica sono vengono attuati anche con l’uso di mezzi elettronici e tecnologici che sfociano nel cosiddetto cyberbullismo. Queste modalità da un lato mantengono un forte legame con quella volontà tipica del bullo di sottomettere una persona più debole dall’altra portano con loro delle peculiarità come la rapida e capillare diffusione attraverso la rete che ne rappresentano oltre che la facilità di attuazione e la scarsità di consapevolezza.

L’incidenza e le caratteristiche di queste modalità “digitali” di bullizzare un’altra persona hanno attecchito e proliferano enormemente all’interno delle istituzioni scolastiche più di quanto si possa pensare. Le ricerche purtroppo riportano sempre gli stessi preoccupanti dati laddove non aumenti la percentuale di ragazzi che ha subìto più volte a distanze anche brevi offese immotivate, provocazioni o prese in giro, c’è stata la diffusione di notizie false o private sul loro conto.
La consapevolezza da parte delle vittime di bullismo è che il modo migliore per fermare il bullismo è rivolgendosi ad un adulto. Questo ci porta a capire come sia fondamentale che il mondo degli adulti si assuma le responsabilità di conoscere e fronteggiare tali episodi.

Le analisi delle normative italiane di decreti, linee guida e direttive ci porta a capire come negli anni si sia passato da norme a carattere educativo e preventivo a norme di tipo sanzionatorio per contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo. In realtà gli interventi più efficaci alla luce delle numerose ricerche che sono state fatte sono quelli che integrano componenti formative e componenti disciplinari. Ciò che favorisce la riuscita dell’intervento antibullismo sono diversi elementi: come l’uso di metodi disciplinari e possibili sanzioni, associati a training ed informazioni per i genitori; ma anche ad azioni di supervisione negli spazi comuni (corridori, bagni, cortile). A questi vanno associate campagne informative con conferenze per studenti, insegnanti e genitori. Elementi insomma che possano favorire un continuo confronto tra gli attori impegnati a vario titolo nel fenomeno. Anche l’uso di regole e azioni per la gestione della classe, l’utilizzo di video per la consapevolezza, un lavoro sull’empatia, lavori in team ed in cooperazione possono portare buoni risultati.

Un approccio che generi processi di cambiamento non può esimersi dall’essere globale di tipo sistemico ed ecologico; poiché per le sue caratteristiche esso genera processi di cambiamento a più livelli: dal sistema scuola, al gruppo classe, ai singoli individui.
Purtroppo ad oggi non esiste una regolamentazione che imponga alle scuole l’obbligo di attivarsi per fronteggiare il fenomeno del bullismo; esistono i Regolamenti d’Istituto che si focalizzano su una serie di sanzioni volte a mantenere e garantire il rispetto delle regole per la legalità e la convivenza civile ma non si focalizzano sulle prepotenze o sugli atti intimidatori. L’idea di un regolamento per i comportamenti di prepotenza “reali e virtuali” può rappresentare il primo passo verso una politica scolastica tesa a sviluppare e mantenere comportamenti socialmente adeguati e responsabili. L’idea non deve essere solo quella di sanzionare chi trasgredisce le regole ma di dirigere i comportamenti attraverso confini ben definiti, riconoscere il problema, renderlo visibile agli occhi di alcuni (genitori, dirigenti, docenti) che non “vogliono” vedere lo stato delle cose. Un regolamento può anche servire a risvegliare, a scuotere tutti quegli alunni che pur non accettando certi comportamenti di prevaricazione li tollerano per paura di ripercussioni o per una eccessiva superficialità nei confronti della sofferenza altrui.

Si tratta senz’altro di un’attività di sensibilizzazione che oltre a risvegliare le coscienze degli studenti fornisce loro degli strumenti per affrontare il fenomeno del bullismo responsabilizzandoli attraverso la promozione di atteggiamenti socialmente corretti che creano gratificazioni personali. Ricordiamo sempre che c’è una stretta correlazione tra serena convivenza nel gruppo e benessere personale.

Il regolamento va pubblicizzato, discusso, studiato e trasmesso a tutti gli alunni, soprattutto ai nuovi che giungono nell’istituto, e qui sta un altro passo avanti cioè responsabilizzare i più grandi in quest’impresa di trasmissione delle regole ai loro pari.
In conclusione va detto che la prepotenza ed i soprusi avvengono in tutte le scuole d’Italia e del mondo; riconoscerne l’esistenza non significa accettarle o subirne le conseguenze ma implica accendere un faro che illumini cause, conseguenze e tanto altro al fine di sviluppare strategie che coinvolgano tutti gli attori impegnati nel processo educativo (alunni, genitori, insegnanti, ecc.).

Superando l’idea che nella propria scuola non sia presente il fenomeno del bullismo o che quelle in cui esso è presente siano le più disastrate o quelle in cui non si riesce a farvi fronte permette anche di rilevare che il problema spesso è più ampio di quanto si immagini e che può prendere direzioni diverse da quelle classiche (prepotenze, maltrattamenti, violenze), agendo anche attraverso le nuove tecnologie che ne permettono una diffusione più ampia ed immediata e spesso facendo danni maggiori. È necessario non abbassare la guardia, mantenendo il focus sul problema, Trovando spazi e risorse per prevenire forme più gravi di espressione del problema.

Per approfondire:
E. Menesini, G. Tambasco, A. Nocentini “Le azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” in “Psicologia e scuola” anno 31°, Mag-Giu 2011, n.15, pp.50-57

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta