ANORESSIA E MENTE

Il medico britannico Richard Morton fu il primo, nel 1680, a descrivere il caso di una paziente che si rifiutava di nutrirsi in assenza di cause organiche. Da allora i disturbi del comportamento alimentare sono aumentati esponenzialmente fino a diventare una delle psicopatologie più diffuse nella nostra società. La situazione è cambiata anche a causa di una diversa considerazione del disturbo; infatti una volta si prestava all’anoressia minore attenzione, data dalla considerazione di essa come una forma di estrema penitenza religiosa.

L’anoressia nervosa è una diffusa malattia psichica che colpisce soprattutto il sesso femminile (ne soffre 1 donna su 100, ma anche gli uomini non ne sono immuni) e si sviluppa nell’età che va dai 15 ai 30 anni. Essa rientra tra i disturbi del comportamento alimentare in cui si alternano frequenti abbuffate a comportamenti finalizzati al controllo ossessivo dell’aumento di peso (quindi digiuni protratti, espulsione del cibo attraverso il vomito o l’uso di lassativi). Il disturbo va di pari passo con la percezione distorta della propria immagine corporea associata ad una serie di sintomi psichici. Tra questi possiamo ritrovare disturbi dell’umore come la depressione e disturbi comportamentali e del pensiero come il disturbo ossessivo-compulsivo che si concretizza nel desiderio assillante di controllare nei dettagli la realtà, compresa quella del proprio corpo.
L’immagine del corpo è altresì influenzata da fattori culturali: mentre un tempo l’ideale femminile rispondeva a canoni decantati dai pittori del ‘400 e del ‘500 (quindi donne procaci e con forme ben definite) oggi lo standard del corpo femminile è sempre più improntato alla magrezza.

Le ricerche hanno portato l’emersione di una dilagante anoressia mentale femminile che dipende dal desiderio di essere magre e senza forme, nel tentativo di somigliare alla maggior parte delle top model che si vedono sulle passerelle di tutto il mondo.
Viene a questo punto da chiedersi se sia realmente solo colpa dell’ambiente e di una società che trasmette l’idea che “magro è bello”.
Una ricerca pubblicata sull’American Journal of Psichiatry indica che il disturbo si associa ad un’alterazione di alcune funzioni cerebrali. Gli studi effettuati dagli scienziati attraverso la Risonanza Magnetica Funzionale su un gruppo di anoressiche in via di guarigione e in un gruppo di ragazze sane hanno dimostrato che c’è una netta differenza, tra i due gruppi, nelle strutture nervose coinvolte nelle risposte emotive e nei nuclei cerebrali responsabili della pianificazione dei comportamenti. L’attivazione di alcuni nuclei cerebrali (in particolare si parla dello Striato Ventrale) nelle ragazze sane a seguito di un premio non avveniva nelle ragazze anoressiche: ciò indica una minore attivazione, quasi una disattivazione del meccanismo del piacere nelle anoressiche.
Esse però presentano una forte attivazione di un nucleo cerebrale (il Caudato) da cui dipendono i disturbi ossessivo-compulsivi. Ecco che si può spiegare la tendenza di alcune persone che soffrono di anoressia nervosa a pianificare in modo ossessivo-compulsivo ogni aspetto della loro vita, in particolare la regolamentazione dei comportamenti alimentari che seguono leggi ferree ed inderogabili.

In conclusione oggi possiamo dire che l’anoressia nervosa può essere indotta da fattori culturali che caratterizzano l’immagine idealizzata di un corpo perfetto perché magro, ma forte è la presenza di un’alterazione dei circuiti cerebrali che porta al trattamento della stessa similmente ad altri disturbi mentali in cui sono implicati alterazioni di alcuni circuiti cerebrali.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta