5 cose che puoi imparare dal disordine in cui vivi

Quando sento la parola disordine mi viene in mente la stanza dove vivevo durante l’università. Era un casino completo, sia la disposizione degli oggetti, sia l’igiene e la pulizia. Nella mia percezione delle cose non avevo tempo per fare ordine nello spazio attorno a me, ero troppo impegnato a mettere in ordine, catalogare, tutte le nuove nozioni che giorno dopo giorno mi affollavano la mente.

Mi piace pensare che non fosse proprio pigrizia, bensì una scelte di priorità nella vita.

Fosse vero oppure fosse solo una debole giustificazione, il disordine fisico e la propria psicologia sono uniti da un legame evidente. Forse il disordine della mia stanza era lo specchio di un disordine interiore. Oppure, al contrario, rappresentava la nemesi del mio bisogno di tenere tutto sotto controllo nella mia mente.

Oggi la mia stanza è ancora in disordine, ma un po’ meno. E la mia testa ha imparato a selezionare le informazioni rilevanti della mia vita e archiviarle nel modo corretto.

disordine

Ecco alcune riflessioni sul disordine fisico e mentale tratte dal libro “The SOS Guide to Organize and Clean Your Home” scritto da Ranka Burzan.

#1 Ci si affeziona sempre alla senso di sicurezza che ci dona la routine, anche quando la disprezziamo. Per questo alcune persone restano bloccati in relazioni distruttive, in lavori pesanti e sottopagati, perché è confortante riuscire a predire l’esito dell’ennesimo giorno delle nostra vita. E così, diventiamo maestri nell’accettare le situazioni spiacevoli.

Pensaci un momento: quando non ti piace dove sei, quello che fai, la gente che frequenti hai la forza di cambiare o si abilissimo nel farti andar bene quello che ti è capitato?

 

#2 Le scatole sono i germi del disordine. Quando una cosa diventa inutile, vecchia, da buttare, esiste sempre l’opzione due: metterla in una scatola in cantino o in soffitta. Il problema del disordine sembra risolto, ma le scatole aumentano. Hai solo spostato il disordine in un’area della casa dove dà meno fastidio.

È a stessa cosa che capita con i ricordi. Ammettiamolo, alcuni ricordi non servono più a niente, sono solo un portone per la nostalgia, quella brutta e piena di rimpianto. Ma invece di buttarli via, li chiudi in una scatola che ogni tanto vai a sbirciare. Ne tiri fuori uno e scombussoli tutto l’arredamento della tua salute psicofisica.

 

#3 Le persone che vivono in uno stato di caos sono più inclini a procrastinare. Sono ansiose e sopraffatte dai cambiamenti e mollano prima di iniziare un nuovo progetto. Si sentono bloccati e biasimano se stessi.

Non lo so se sia vero quanto afferma Ranka Burzan, sinceramente non credo che il caos si associ con procrastinazione e lassismo. Quello esterno almeno. Perché se invece facciamo riferimento al caos dentro di noi, credo che un po’ di ragione ci sia. È difficile organizzare il mondo esterno, impegnarsi in una relazione o un progetto quando siamo confusi. Si rischia sempre di mescolare i malumori e giustificare il nostro star male con cause esterne.

Quante volte l’innocente persona che vi stava accanto si è dovuta prendere il vostro disprezzo solo perché non eravate capaci di ammettere di essere voi la causa del vostro male.

#4 Si stima che sperperiamo circa il 15-20% del nostro budget annuale poiché procrastiniamo o evitiamo di prendere decisioni circa il nostro modo di vivere.

Allontaniamo i massimi sistemi e torniamo sul pianeta terra, parliamo di internet. Il passaparola è un buon modo per decidere l’operatore e il tipo di contratto. Il passaparola è un buon modo per decidere tutto. È come delegare la responsabilità della propria scelta su qualcun altro.

Però, lo sforzo personale di vagliare e comprendere le soluzioni migliori per gestire la propria vita, mica solo per internet, paga sempre. Letteralmente. La ricerca della condizioni ottimale per le nostre esigenze non può prescindere dal nostro sforzo, lo sforzo di un altro sarà sempre solo un surrogato.

Perché magari io internet lo uso meno di lui.

 

#5 Qual è la tua scusa? Io suggerisco ai miei pazienti di scrivere la loro personale lista cose che dovrebbero fare ma invece ignorano. C’è una buona ragione per scrivere una lista, le cose scritte sono per loro natura ordinate, visibili e ti guardano ricordandoti le tue lacune.

Si può sempre fuggire da un pensiero, basta trovare un pensiero più grosso che faccia da scudo. Però non si può fuggire da una lista di cose da fare appesa sul frigo.